A rendere tutto più drammatico e più difficile c'è un dato di fatto: subire non serve a niente. Se davanti al bandito che attacca una casa, un negozio, un ristorante, la vittima sceglie di non reagire - per incapacità, bontà d'animo, o per semplice paura delle ritorsioni del criminale che si trova davanti - e cerca insomma di arrendersi: ecco, neanche questo funziona. Perché le cronache son piene di incursioni che si trasformano in brutalità e ammazzamenti senza che nemmeno un accenno di reazione fosse venuto dalla vittima. Inginocchiarsi non serve, davanti a nemici che hanno dentro di sè l'adrenalina dell'impresa, e negli occhi (come racconta la moglie dell'ultimo ucciso, il barista di Budrio) nessuna scintilla di umanità.
Quindi, se arrendersi non serve a niente, quale indicazioni, quali precetti fornisce lo Stato ai suoi cittadini, trasformati in bersaglio dall'unica colpa di possedere qualcosa, di avere conquistato a fatica un piccolo benessere? «Non possiamo trasformare l'Italia in un Far West», tuonano i benpensanti del politicamente corretto, quelli che il trauma di un coltello alla gola non l'hanno mai provato, ogni volta che un padre di famiglia mette il dito sul grilletto per difendere sè, i suoi cari o semplicemente i suoi soldi. Non si accorgono, i benpensanti, che il Far West è già qui, nelle praterie della Padania dove i mucchi selvaggi dei pistoleros scorrazzano in Bmw. «Non è ammesso farsi giustizia da sé, non è da paese civile», dicono. Senza capire che chi tira fuori la doppietta dall'armadio non vuole farsi giustizia ma soltanto garantirsi la sicurezza che lo Stato non è in grado di offrirgli; per evitare che siano poi i suoi cari a chiedere giustizia per la sua morte, in una navata di chiesa o in un'aula di tribunale.
Eppure così non va bene, non può andare bene. Non può essere una sicurezza fai-da-te la risposta che lo Stato lascia ai milioni di italiani vittime potenziali di questi Jessie James balcanici. Considerazioni etiche o religiose o giuridiche a parte, la risposta non può essere questa perché faccia a faccia, arma contro arma, il cittadino è perdente: si è appena svegliato, non tocca un'arma da mesi o da anni, e ha una coscienza. Lui. Se ogni irruzione in villa dovesse trasformarsi in duello all'Okay Corral, a restare sul terreno nove volte su dieci sarebbe il padrone di casa.
Non è tutto. Più sparatorie vuol dire banditi più tesi, più armati, più pronti a fare fuoco per primi. Di un innalzamento del livello dello scontro, a pagare le conseguenze sono sempre i più deboli. Allora, se arrendersi non serve a niente, se l'autodifesa è un rimedio peggiore del male, l'unica risposta che lo Stato può dare è fare davvero il suo dovere, ovvero proteggere i cittadini che lo mantengono con le loro tasse. In un paese dove in dieci anni i furti nelle abitazioni sono raddoppiati fino alla folle media di 17,9 reati su mille abitazioni, e dove l'Istat è ridotta a festeggiare un «rallentamento della crescita«, che è cosa ben diversa da una diminuzione, questo è il dovere dello Stato. É un compito arduo e costoso, ma possibile: non abbiamo davanti un nemico senza volto ma uomini (e nemmeno tanti) identificabili e spesso identificati, di cui si conoscono le zone di provenienza in Italia e all'estero, e di cui moderne tecnologie sono in grado di prevenire e reprimere le imprese. Certo, bisogna decidere che questa battaglia è una priorità per le forze dell'ordine e anche per le Procure, che spesso confinano i «reati predatori» nei piani bassi delle loro agende. Nel frattempo, la si smetta di scandalizzarsi se un paese chiude gli accessi al calare delle tenebre, o assume gli sceriffi. Così si faceva nel West, in fondo. Si smetta di indignarsi se finalmente un ministro dell'Interno di sinistra si accorge che la sicurezza è un'emergenza nazionale.
E qualcuno spieghi al procuratore della Repubblica di Lodi, pronto a incriminare per omicidio volontario il tabaccaio che a Gugnano ha messo mano al fucile dopo essersi trovato i ladri in casa, che in quei momenti un uomo pensa solo a difendere ciò che gli sta a cuore. E che non serve chiedere pietà.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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