Quanti rischi in aeroporto Ecco tutti i punti deboli

La sorveglianza è già massiccia. Ma nella parte pre-imbarco ci sono troppi addetti e negozi. Impossibile ridurli senza rivoluzionare gli scali

Quanti rischi in aeroporto Ecco tutti i punti deboli

Ogni aeroporto è diviso in due grandi aree: quella «di terra» (land side) alla quale possono accedere tutti, anche semplici visitatori, caratterizzata spesso da una variopinta offerta commerciale. Poi, dopo i controlli di documenti e bagagli, si entra nell'area «d'aria» (air side), quella più prettamente aeroportuale, riservata ai possessori di carta d'imbarco, detta anche «area sterile» perché il viaggiatore che vi entra è stato «sterilizzato» grazie a ogni tipo di verifica. È evidente che il grado di sicurezza di questi due spazi è diverso, perché la prima area è un semplice luogo pubblico, senza barriere e privo di qualunque tipo di selezione all'ingresso.L'attentato di ieri a Bruxelles è avvenuto proprio nell'area «di terra», quella aperta a tutti. Ma come possono convivere normative così differenti nello stesso complesso di edifici? Maglie strette da una parte e larghe dall'altro? Negli anni, poi, le attrattive commerciali degli aeroporti sono aumentate molto e sono diventate delle vere macchine da business. Ridurre i flussi delle persone vorrebbe dire mettere in discussione tutta l'evoluzione degli ultimi vent'anni. Ci si chiede allora: com'è controllabile l'area «debole», quella aperta a tutti? Lo è in maniera scientifica ed empirica insieme. Ogni spazio è presidiato da telecamere nascoste che sfornano immagini che vengono osservate, scansionate, memorizzate nelle apposite sale di controllo. Ma, allo stesso tempo, pattuglie di militari e personale in borghese vigilano sulla folla, con il potere di effettuare controlli su chiunque. L'ingresso in area sterile è caratterizzato proprio dai controlli su persone e bagagli a mano (i bagagli da stiva passano tutti attraverso un controllo automatico a raggi). Qui spesso, i viaggiatori vengono sottoposti a ulteriori verifiche personali anche se i sistemi di allarme non suonano, e molti si spazientiscono. Si tratta di controlli casuali che vengono effettuati su una certa percentuale di viaggiatori. I tre livelli di sicurezza degli standard europei si differenziano proprio su questo punto: più elevato è l'allerta, più controlli vengono svolti. Dagli attentati a Parigi l'Italia ha adottato il livello 2 (su 3), poi mantenuto e ieri confermato. La maggior parte dei Paesi continentali ha livello 1. Il maggiore standard di sicurezza prevede anche controlli a campione, oltre i varchi, anche ai gates. Una vigilanza silenziosa e quasi invisibile, che tiene d'occhio il passeggero fino all'imbarco. Ovviamente, oltre alle squadre di polizia, centinaia, forse migliaia di telecamere vedono e registrano tutto. Quante siano nessuno lo dice. Anche perché, com'è intuibile, tutti gli apparati, i sistemi e le procedure di sicurezza sono protetti da un segreto assoluto. Su tutto, poi, aleggia l'intelligence, che elabora dati e informazioni per cercare di prevedere qualunque attacco.Un altro punto debole negli aeroporti è la grande quantità di gente che ci lavora. Non parliamo soltanto del personale delle società aeroportuali o delle compagnie aeree, ma soprattutto di quella vasta popolazione di dipendenti, talvolta precari o stagionali, appartenenti a ditte subappaltatrici, addetti ai servizi più umili, come pulizie, magazzini, bagagli. Qualche strappo nella maglia talvolta si colloca proprio qui (vedi il volo di Metrojet decollato da Sharm el Sheikh e precipitato in Siria a causa di una lattina riempita di esplosivo).

In Italia, in Europa - visto che le norme sono continentali questo non dovrebbe essere possibile, perché tutti gli operatori aeroportuali per ottenere il tesserino d'ingresso vengono sottoposti a una selezione che comprende anche accertamenti su eventuali precedenti con la giustizia.

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