Quegli atti che dimostrano che tutto è corretto

È stata la difesa del Cav a consultare i magistrati su Li Yonghong e a produrre i documenti

Quegli atti che dimostrano che tutto è corretto

Milano - Una lettera su carta intestata della banca d'affari americana Lazard, indirizzata a Danilo Pellegrino e Alessandro Franzosi, amministratore delegato e capo del business development di Fininvest: «Non abbiamo riscontrato nulla di pregiudizievole a carico di mr. Li Yonghong», scrive Marco Samaja di Lazard, e aggiunge che «mr. Li Yonghong dispone di adeguate risorse finanziarie per realizzare l'operazione». È il più esplicito tra i documenti che la Procura di Milano ha sul suo tavolo, consegnati nel corso dei mesi da Niccolò Ghedini e Salvatore Pino, legali del gruppo Fininvest, per documentare lo «stato dell'arte» delle trattative per la cessione del Milan. Sono documenti che per buona parte sono anche nelle mani dell'Uif di Banca d'Italia, insieme alle certificazioni di Intesa, l'unica banca italiana coinvolta nell'operazione, e dell'advisor Rotschild.

Sulla solidità finanziaria di Li Yonghong molto si è scritto dopo che la cordata cinese si era fatta avanti per acquistare il Milan. Più di una perplessità, si evince da queste carte, la aveva anche la Finnvest, che ha scavato a lungo sul suo interlocutore. Ma alla fine ne è emersa la solidità, certificata esplicitamente da Lazard e dimostrata poi dal saldo da parte dei cinesi di tutte le tranche dell'accordo.

Della documentazione consegnata alla Procura di Milano, e ritenuta così esauriente da non confluire in un fascicolo di inchiesta, fa parte anche un documento più delicato: la ricostruzione dei flussi finanziari dei fondi pervenuti a Fininvest, quelli indicati negli articoli di stampa come di «provenienza oscura» e al centro, nella notizia divulgata ieri da Stampa e Secolo XIX, dell'ipotesi di riciclaggio. Lo schema dimostra invece secondo i legali di Fininvest come i capitali siano interamente tracciabili, e riportino a disponibilità di Li Yonghong e dei suoi soci.

In particolare viene analizzata la prima e più discussa tranche dell'operazione, i cento milioni di cauzione che pervengono a Fininvest dalla Rossoneri Sport Investment Co. di Hong Kong. «Detto importo - si legge nella nota esplicativa - è il frutto degli apporti finanziari di quattro soggetti (tre persone giuridiche ed una fisica) puntualmente individuati e profilati». La persona fisica è la moglie di mister Li, le persone giuridiche sono due banche cinesi e una finanziaria, la Great Lucky Money Exchange. Altrettanto chiara è l'origine della seconda tranche da cento milioni, che deriva da un prestito dello stesso importo erogato dalla Willy Shine International, controllata dalla Banca Huarong, interamente rimborsato nel gennaio 2017 dalla Rossoneri Champion Co. Il rimborso avviene grazie a soldi che mister Li fa arrivare a Hong Kong dopo un passaggio alle Antille, ma comunque provenienti dal suo patrimonio: sulla cui solidità e consistenza, a partire dalle miniere di fosforo, gli advisor dell'operazione forniscono analisi dettagliate, anch'esse in mano ora alla Procura.

Degno di nota è che tra queste carte c'è anche una lettera dello studio legale Chiomenti che dà il nullaosta

all'operazione anche grazie alle rassicurazioni fornite dagli studi legali che assistono i cinesi: e si apprende che il primo di questi consulenti è stato lo studio Ripa di Meana, da sempre consigliere dell'editore Carlo De Benedetti.

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