«Mi ha nominato Papa Francesco con un chirografo. Lui in persona. E certamente non glielo avevo chiesto io». Francesca Immacolata Chaouqui torna al contrattacco sui social network e questa volta punta il dito contro «i veri corvi che distribuiscono gli atti processuali». La donna, imputata insieme a Mons. Vallejo Balda e altre tre persone (Nuzzi, Fittipaldi e Nicola Maio, collaboratore di Vallejo) nel processo «Vatileaks 2», con l'accusa di aver passato documenti riservati della Santa Sede ai due giornalisti, dalla sua pagina Facebook risponde a chi l'accusa pubblicamente, e questa volta tira in ballo anche Papa Francesco: «Non gli avevo chiesto io di nominarmi» dice la 33enne. Un utente le chiede: «Ti conosceva personalmente?» e Chaouqui ribatte: «Secondo te? Indovina. I conti di casa tua li dai in mano ad uno sconosciuto?».
Bergoglio, quindi, a dire della ex commissaria papale, conosceva di persona la giovane e quindi l'avrebbe inserita nella COSEA, la struttura istituita nel 2013 per indagare sulle finanze vaticane. Una versione diversa da quella raccontata però dalla stessa Chaouqui, che in un'intervista del 2013 a L'Espresso spiegava come fosse arrivata in Vaticano: era stato Mons. Vallejo Balda che l'aveva chiamata per chiederle il curriculum vitae, dicendole: «Potresti essere candidata». Un rapporto di vecchia data quello di Francesca Chaouqui con Mons. Vellejo, un'amicizia che si era trasformata in un rapporto diverso, fatto, negli ultimi tempi, anche di riferimenti espliciti al sesso. Come raccontato da QN, nel fascicolo con cui il pm vaticano ha ottenuto il rinvio a giudizio della donna, ci sono centinaia di messaggini: lo scorso aprile, ad esempio, la pierre originaria di San Sosti (Cosenza) scriveva a Vallejo: «Senti, ora che vai a San Sosti mia mamma ti porta da Silvana è perfetta, ed è una mia cugina. Poi mi dici che ne pensi. 36 anni. Morbida». Poi la pr rincara la dose: «Martedì sera viene a casa tua a trombare. Ok? Silvana vuole trombare che facciamo?». Ma il monsignore si rifiuta: «Lassa perdere. È bruta». Chaouqui quindi risponde: «Ha detto lo psichiatra che devo farti divertire. Lunedì Negroni fino alla morte». Nei brevi messaggi tra la donna e il monsignore però emergono, anche dei momenti di tensione, come quando, scrivono gli inquirenti, la donna portò la mamma e il papà del premier Renzi in Vaticano «per fingere un incontro a pranzo con il Pontefice: ma il Papa se n'è accorto e non è neanche sceso».
Vallejo avrebbe messo in guardia la giovane, ma lei aveva risposto con un messaggio infuocato: «Avevo messo mesi a sistemare le cose con la Segreteria di Stato e hai rovinato tutto con quella boccaccia che non sai tenere chiusa. Ora mandi tutto a puttane perché sei triste. Vaffanculo. Ma seriamente vaffanculo». Il monsignore le risponde: «Non possiamo promettere quello che no è possibile». E la Chaouqui ribatte: «Sei depresso? Scopa, che ti passa la tensione». «Io vado distrutta a prescindere», scrive oggi la giovane calabrese, lamentandosi del fatto che «gli atti secretati del processo stiano diventando di dominio pubblico».
Nei giorni scorsi la donna aveva anche annunciato di valutare l'invocazione dello status di rifugiato politico e così ieri il vicesindaco di un paesino della Calabria, Acquaformosa, ha colto la palla al balzo: «Mi candido ad ospitarla nella nostra comunità con la famiglia», paragonando Francesca Chaouqui addirittura alla beata Madre Teresa di Calcutta: «Come Madre Teresa, potrebbe dedicarsi ai disperati del mondo».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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