C' era una volta la Sinistra. Oggi - come dimostra la difesa di Ong e, implicitamente, dei trafficanti di uomini - è un gruppuscolo talebano affascinato dallo «scafismo umanitario», ma estraneo a realtà e buon senso. Purtroppo la galassia ideologica - da cui tracimano gli articoli di Roberto Saviano, le geremiadi di Laura Boldrini o le invocazioni di Emergency - continua ad affascinare milioni di svagati «Ecce Bombo» italiani figli di un paese dove scuole, università e media sono stati per 50 anni monopolio della sinistra. E così la tribù perduta degli «Ecce Bombo» pur di difendere lo «scafismo umanitario» arriva a lapidare un ex comunista come il ministro dell'Interno Marco Minniti colpevole di difendere l'interesse nazionale anziché vuote ideologie. Ma partiamo dall'alto, ovvero da quella presidenza della Camera occupata da Laura Boldrini. Il 7 luglio scorso, intervistata da Repubblica, la signora si scaglia contro il codice delle Ong appena sottoposto ai ministri europei riuniti a Tallin. «Vedo spiega la Boldrini - una profonda mancanza di coraggio e di visione, pensare di arginare i flussi di migranti rendendo più problematici i soccorsi non è solo cinico ed eticamente inaccettabile, ma è anche una misura che non funziona. Non sarò mai abbastanza grata alle Ong per quello che stanno facendo».
A un mese di distanza quelle parole suonano paradossali. E non solo perché l'Unione Europea condivide, per una volta, la mossa italiana, ma anche perché - come dimostrano le inchieste giudiziarie - l'attività di alcune Ong spazia fino alla collaborazione con i trafficanti di uomini. In campo culturale, chiamiamolo così, Roberto Saviano è la novella Diche, un Dio della giustizia inesorabile nel liquidare come Mafia quel che non gli aggrada. «Spesso scrive su Repubblica - è più facile attaccare chi combatte la mafia piuttosto del mafioso. Un paese al collasso economico e demografico ha l'esigenza di trovare altrove i colpevoli, i migranti sono il capro espiatorio perfetto». Le misure per regolamentare le Ong e la missione in Libia sono, insomma, solo specchietti per le allodole e non atti imprescindibili di fronte a quell'emergenza migranti vissuta sulla propria pelle da chiunque non abbia il privilegio di vivere sotto scorta e lontano, grazie a lauti diritti d'autore, dal fastidio delle plebi. Prigioniero di questa dimensione comoda, ma onirica Saviano dimentica la vera mafia, quella dei trafficanti di uomini. Una mafia che grazie alla collaborazione delle Ong - pronte a raccogliere i migranti dentro le acque libiche - incassa ogni anno, come rivelano i dossier della missione Eunavfor Med, dai 250 ai 300 milioni di euro. Il meglio del Saviano-pensiero è però la difesa del diritto di Msf di non far salire a bordo delle proprie navi agenti di polizia giudiziaria regolarmente armati. «A Mosul, ad Haiti, in Congo i soldati di qualsiasi esercito scrive - lasciano le armi fuori dai presidi di Msf. Invece il governo italiano vorrebbe portare agenti armati sulle navi». Al Saviano, prigioniero del proprio immaginario letterario, sfugge che i cosiddetti «soldati» costretti a lasciare i kalashnikov davanti agli ospedali di Msf sono ribelli armati, tagliagole jihadisti e gruppuscoli criminali. Gli agenti che il Viminale vuole far salire sulle navi di Msf sono invece rappresentanti di uno stato di diritto. Ed in quanto agenti di polizia giudiziaria non sono neanche attori del governo, ma collaboratori di quella magistratura rappresentanti, come un esperto di «mafie» dovrebbe sapere, di un potere diverso da quello esecutivo. Dulcis in fundo arriva Emergency, inesorabile nel definire un atto di guerra la missione contro i trafficanti di uomini. E non poteva essere diversamente.
L'organizzazione fondata da Gino Strada è, infatti, la vera battistrada di quell'umanitarismo ideologico che spinge l'Ong tedesca Jugend Rettet a collaborare con i contrabbandieri di uomini pur di difendere il diritto di qualsiasi migrante, regolare o irregolare, a raggiungere l'Europa. Esattamente l'insegnamento impartito da Emergency in Afghanistan, dove Gino Strada e i suoi preferivano colloquiare con i talebani anziché con la Nato.
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