Che differenza c'è tra una legge e un'intesa? Semplice, il secondo non prevede sanzioni e, soprattutto, non alza polveroni. E in Italia, quando si parla di islam, il rischio che si scateni un putiferio è sempre alto. Ma non solo da parte della comunità islamica, bensì dalla sinistra che ha sempre preferito la strada della tolleranza rispetto a quella della legalità. È successo così con la proposta di legge avanzata dal centrodestra e rimasta ibernata per tre anni prima di ricevere il netto no della commissione Affari costituzionali della Camera dei deputati.
Motivo? È stata considerata anticostituzionale e discriminante. Ma cosa prevedeva esattamente quel testo? Istituiva un Registro pubblico delle moschee in Italia e un Albo nazionale degli imam; forniva al prefetto il controllo sulle moschee registrate e la facoltà di sospendere un imam "qualora il comportamento dell’imam costituisca una minaccia per l’ordine pubblico e la sicurezza, anche in considerazione dei procedimenti penali in corso". Il tutto in nome della "salvaguardia dell’identità e del ruolo delle moschee e degli imam e il rispetto delle esigenze di trasparenza e di sicurezza".
Un'apocalisse. Per la sinistra. Infatti, nel novembre 2017, il Partito Democratico ha pensato bene di affossare la proposta di legge.
Qualche mese dopo, il ministro dell'Interno Marco Minniti ha firmato però un'intesa con le comunità islamiche italiane. Un patto che prevedeva la "formazione di imam e guide religiose e personalità in grado di svolgere efficacemente un ruolo di mediazione tra la loro comunità e la realtà sociale e civile circostante", sermoni del venerdì svolti o tradotti in italiano; massima trasparenza nella gestione e documentazione dei finanziamenti alle moschee".
Praticamente una fotocopia della proposta di legge del centrodestra. L'unica differenza l'ha rilevata lo stesso Minniti (contro il quale la sinistra però non ha aperto bocca): "È mia profonda convinzione che sulle materie relative alle religioni e ai luoghi di culto è sempre meglio cercare la via del dialogo. Su queste materie il nostro paese ha sempre scelto la via della "intesa" e non dell'intervento a carattere legislativo, sulle leggi serve una certa cautela".
Ma davvero si crede che con una stretta di mano e una firma si possano spazzar via le moschee abusive, la radicalizzazione, i sermoni che istigano alla jihad e gli imam "pericolosi"? Proprio in queste ore è emerso che gli amici del terrorista Amri si incontravano in un centro islamico di Latina per progettare una strage nella metropolitana di Roma.
Una società è fondata da regole scritte, da leggi da far rispettare, soprattutto quando attengono alla sicurezza nazionale.
L'intesa, siglata tra l'altro con associazioni che rappresentano circa il 70% del mondo musulmano in Italia (e con l'altro 30% come la mettiamo?), si poggia su base volontaria e non obbliga nessuno a partecipare, per esempio, ai corsi di formazione per imam. E non garantisce poi sanzioni né margini di azione per prevenire e contrastare eventuali anomalie e illegalità. Cosa che invece una legge avrebbe garantito.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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