Roma «Renzi ha scelto di non rappresentarci» e «la riforma costituzionale non ci piace». Per questo «ci stiamo battendo per il No al referendum del 4 dicembre». Massimo Gandolfini, presidente del comitato «Difendiamo i nostri figli» e promotore del Family Day, invita i cattolici a votare No. Auspica la nascita «di una forza politica che tuteli i valori della famiglia e della vita». Anche se «al momento non c'è nessun leader in grado di incarnarli». Infine attacca il governo: «C'è una strategia pericolosissima contro la famiglia. Ora basta, occorre fermarla».
«Con l'approvazione delle unioni civili il governo ha deciso di non rappresentarci e di rappresentare invece altre lobby ideologiche, senza ascoltare le domande di tanti cittadini. Renzi, all'inizio del suo incarico, aveva detto che non avrebbe mai toccato i temi etici o, se lo avesse fatto, non avrebbe mai utilizzato il voto di fiducia. Il risultato è stato l'esatto contrario. Che affidabilità ha dunque questo governo sui grandi principi e i valori sui quali noi crediamo?».
È dunque un No al referendum o al governo?
«Metà e metà. Parte dalla considerazione dei principi e arriva alla riforma. Se le cose sui temi a noi cari sono andate come sono andate finora, con un bicameralismo paritario, figuriamoci cosa accadrà con una forte concentrazione dell'esecutivo. Siamo di fronte a una deriva centralista del governo che non può essere scritta nella Costituzione. Vogliamo fermare questo processo».
È il momento di un partito cattolico?
«Sì, credo ci sia bisogno di una rappresentanza politica che metta al centro della propria agenda alcuni temi etici intoccabili: la tutela della vita e della famiglia così come la descrive l'articolo 29».
Il suo movimento potrebbe diventare il partito che serve?
«Non penso a una trasformazione tout-court del movimento in partito. Abbiamo bisogno di qualcuno che prenda seriamente in carico le nostre istanze e le trasformi in azioni di governo. Se dovesse nascere un partito in tal senso, noi ci siamo. Non lo chiamerei il partito dei cattolici ma un partito che sia ispirato al suo interno dai valori cattolici. In questo periodo siamo stati aiutati da numerosi parlamentari di Area Popolare, Forza Italia, Lega, Fratelli d'Italia e Idea. Solamente loro hanno avuto il coraggio di rappresentarci in Parlamento».
Dopo le unioni civili, il governo ha votato altre riforme, come quella sul cognome della madre. È in atto un percorso di demolizione della famiglia?
«Ci sono dei passaggi pericolosi. La legge sulle unioni civili è stato il macigno più grosso. Ma anche altre leggi minacciano la famiglia. Quella sul cognome della madre, sulla legalizzazione della cannabis e altre ancora. Monica Cirinnà ha annunciato di voler rivedere la legge sull'omofobia e Maria Elena Boschi quella sulle adozioni. Siamo di fronte a una strategia pericolosissima contro la famiglia».
I cattolici sono uniti per il No o c'è una spaccatura?
«Posso dire solamente la mia percezione: la maggioranza è per il No».
Cosa succede se vince il No?
«Renzi dovrà trovare una forma di ricostruzione all'interno del partito. E spero proprio che nasca un partito che incarni i valori cattolici. La legge sulle unioni civili e il referendum sono due momenti storici affinché il mondo cattolico ripensi il proprio ruolo e si ricompatti. Non litighiamo fra noi, troviamo piuttosto giuste mediazioni senza delegittimarci a vicenda».
Cosa risponde a chi dice che il Papa sta cambiamento il magistero della chiesa?
«Francesco non ha inaugurato un nuovo magistero e in temi come la famiglia, la vita dal concepimento al termine naturale e il matrimonio non ha cambiato nulla.
Ha invece dato un taglio diverso alla sua scelta pastorale, privilegiando gesti insoliti che richiamano l'attenzione dei cattolici agli ultimi, ai più deboli, ai più bisognosi. Chi dice che la Chiesa ha cambiato atteggiamento compie una forzatura inaccettabile».
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