Un nuovo terremoto scuote la galassia renziana. Questa mattina, come riporta l'agenzia Adnkronos, i militari della Guardia di Finanza hanno fatto scattare perquisizioni nel capoluogo toscano e in altre dieci città italiane. Nel mirino delle Fiamme Gialle, in seguito alle indagini della procura di Firenze, c'è la Fondazione Open di cui era presidente Alberto Bianchi, l'avvocato finito nei guai lo scorso settembre per "traffico d'influenze illecite" per prestazioni professionali che secondo il suo legale, Antonio D'Avirro, "sono perfettamente legittime". La Fondazione Open, attiva dal 2012 al 2018, era nata per sostenere le iniziative politiche di Matteo Renzi. Tra queste c'era anche la Leopolda, il convegno politico ideato da Renzi e Giuseppe Civati nel 2010 e che tuttora si tiene, a cadenza annuale, nell'ex stazione di Porta al Prato.
Nel mirino i finanziatori di Renzi
Da Firenze a Milano, da Torino a Roma. La rete dei finanziatori della fondazione vicina a Renzi è capillare in tutto il Paese. Almeno venti le abitazioni e gli uffici perquisiti. Si arriva fino Napoli, Parma, Bari, La Spezia, Pistoia, Alessandria e Modena. E questa mattina, alle prime luci dell'alba, i finanzieri hanno effettuato un maxi blitz per riuscire a mettere le mani su chiunque avesse versato soldi a Bianchi che da metà settembre risulta indagato per traffico di influenze illecite (articolo 346 bis del codice penale). Reato che l'avvocato avrebbe commesso ininterrottamente tra il 2016 e il 2018. Non solo. Il procuratore capo Giuseppe Creazzo e il procuratore aggiunto Luca Turco, titolare dell'indagine, stanno procedendo anche per reati in violazione della legge sul finanziamenti dei partiti politici. Secondo quanto apprende l'agenzia AdnKronos, i soggetti perquisiti (imprenditori o rappresentanti legali di società) sarebbero stati infatti tra i finanziatori della Fondazione Open a sostegno le attività politiche di Renzi. Contro di loro i magistrati hanno ipotizzato i reati di traffico di influenze illecite, riciclaggio, autoriciclaggio, appropriazione indebita e false comunicazioni sociali.
"Tutte le entrate e le uscite della fondazione Open sono tracciabili, perché avvenute con bonifico, carte di credito...", ha voluto sottolineare in una nota Bianchi assicurando che "è stato fatto tutto alla luce del sole". Le perquisizioni di oggi, però, sono solo l'ultimo capitolo di un'indagine che ha travolto quella che viene considerata a tutti gli effetti come la "cassaforte renziana". Nata nel 2012 con il nome di "Big Bang" e rimasta attiva fino allo scioglimento nel 2018, aveva nel consiglio d' amministrazione politici come Maria Elena Boschi, Marco Carrai e Luca Lotti. Open, che nei suoi sei anni di vita ha raccolto oltre sei milioni di euro, aveva lo scopo di sostenere le iniziative politiche di Renzi, come la Leopolda e la corsa dello stesso Renzi alle primarie del Pd, fino all'approdo a Palazzo Chigi e alla campagna per il "sì" al referendum costituzionale.
Le accuse alla fondazione Open
Bianchi è considerato uno dei più stretti collaboratori di Renzi. Fa parte di quel "Giglio Magico" che consiglia e sostiene l'ex presidente del Consiglio, oggi a capo del nuovo partito "Italia Viva". A settembre, nel suo studio di via Palestro a Firenze, i militari delle Fiamme Gialle hanno sequestrato i documenti che inquadrano le attività della Fondazione Open. È da quelle carte che sono riusciti a risalire ai nominativi dei finanziatori dell'attività politica dello stesso ente. Dall'esame dei verbali delle operazioni compiute dalla Guardia di Finanza, secondo la ricostruzione della procura, emergerebbe che Open ha agito da "articolazione di partito politico". Ha destato, per esempio, molti sospetti negli inquirenti la costituzione del "comitato per Matteo Renzi segretario (del Partito democratico, ndr)" e la successiva campagna eettorale per le primarie di partito nel 2013. Non solo. Sotto la lente di ingrandimento sarebbe finita anche la campagna elettorale per il referendum costituzionale del 2016.
L'azione da "articolazione di partito politico" da parte della Fondazione Open sarebbe ravvisata dalla procura di Firenze anche dalla presenza di ricevute di versamento da parte di alcuni parlamentari. Per questo i militari avrebbero cercato anche carte di credito e bancomat messe a disposizione degli onorevoli da parte degli imprenditori. Al tempo stesso l'ente fondato dall'avvocato Bianchi avrebbe anche "rimborsato spese a parlamentari" che al tempo erano nel Partito democratico.
I reati contestati dalla procura fiorentina emergerebbero dalle annotazioni degli uomini dela Guardia di Finanza inviate al pubblico ministero titolare delle indagini sin dal 14 luglio scorso a cui, come fa sapere l'agenzia AdnKronos, hanno successivamente fatto seguito i verbali redatti il 22 agosto, il 23 settembre, il 4 ottobre, il 9 ottobre, il 23 ottobre e il 13 novembre.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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