Roma Continua a far discutere la proposta lanciata dall'assessore ai Servizi sociali del Comune di Roma, Laura Baldassarre, di pagare le famiglie che accettano di ospitare migranti. Virginia Raggi si mostra entusiasta della cosiddetta «accoglienza diffusa», una pratica virtuosa poco adatta, però a grandi città con bilanci disastrati come la capitale.
Almeno questa è la tesi di chi ha bocciato senza appello l'idea. L'approccio al problema è stato, comunque, ondivago in questi due anni. Quasi a dire che i Cinquestelle non hanno ancora definito con chiarezza una posizione comune sull'accoglienza ai migranti. E in genere sul modo di gestire gli immigrati irregolari. La futura sindaca, per esempio, durante la fortunata campagna elettorale che la condusse poi a occupare la poltrona del primo cittadino romano, si è dimostrata disponibile nei confronti dei migranti. Nel suo programma parlava di «inclusione e intercultura». Con la «distribuzione equa dei migranti su tutti i Municipi e conseguente verifica degli obiettivi di integrazione». Da sindaco, poi, aveva rilanciato la sua disponibilità con un tweet inequivocabile «I rifugiati sono nostri fratelli e sorelle - scriveva il 9 dicembre 2016 -. Roma città accogliente farà la sua parte».
Salvo poi virare decisamente verso posizioni più prudenti. Con lo sgombero del palazzo di piazza Indipendenza nel luglio scorso, infatti, la situazione si è fatta incandescente e la Raggi ha attaccato il governo: «Mi devo occupare dei romani, sui migranti sbaglia il governo». Lamentando nel corso di un'intervista a Repubblica una politica poco efficace e un monitoraggio della presenza dei migranti tutt'altro che trasparente.
Che fa il paio con quanto sempre nel corso di quest'estate aveva detto Beppe Grillo sul suo blog. Il comico genovese attaccava senza mezzi termini Frontex e la politica della Ue sui migranti. Senza escludere dalla sua reprimenda nemmeno le Ong.
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