Rai, bavaglio alla d'Urso. E mezzo Pd la difende

Salta l'intervista della conduttrice Mediaset a "Cartabianca". L'azienda: solo rimandata

Rai, bavaglio alla d'Urso. E mezzo Pd la difende

Una pièce da teatro dell'assurdo. Neanche i registi più folli l'avrebbero inscenata. E, invece, pensate cos'è successo ieri: il Pd ha difeso a spada tratta Barbara d'Urso, il simbolo del male (per la sinistra ovviamente), la personificazione in un gran bel fisico di tutto il danno che la televisione nazional-popolar-berlusconiana-manipolatrice provoca sulle menti deboli e poi votanti. Ebbene sì, da ieri, per una decina di parlamentari piddini la d'Urso è diventata una martire della censura Rai, manco fosse Milena Gabanelli o Massimo Giletti o addirittura Michele Santoro o Enzo Biagi. Figuratevi cos'è successo: l'«ingenua» Bianca Berlinguer ha pensato bene di invitare ieri sera Barbara per un'intervista nel suo studio di Cartabianca su Raitre. Ma in questi giorni in cui imperversa la sfida domenicale tra la reginetta di Domenica Live e la rediviva Mara Venier a Domenica In, i nuovi vertici Rai (nelle vesti del neo direttore generale Fabrizio Salini) hanno pensato che fosse il caso di soprassedere e di rinviare l'ospitata a momenti più consoni. Apriti cielo: i parlamentari «rossi», pur di dare addosso a una Rai ora targata pentaleghista, si sono messi a difendere Barbarella, oltre ovviamente alla Berlinguer. Era stata Miranda, come si fa chiamare in redazione la d'Urso, a rivelare via Facebook l'onta subita dalla tv di Stato. «Stasera (ieri per chi legge), sarei dovuta essere ospite di Bianca Berlinguer - aveva postato - una delle giornaliste che stimo di più in Italia e lei stima me... Io ho chiesto l'autorizzazione al mio editore e al mio direttore generale e me l'hanno concessa. Era tutto organizzato da tempo per una lunga intervista in diretta... Poco fa, alle 12,30, mi ha telefonato Bianca molto dispiaciuta dicendomi che la Rai le ha chiesto di annullare. Grazie comunque Bianca, sai che mi faccio intervistare da pochi, ma da te sarei venuta». A stretto giro di agenzie di stampa e di Twitter, ecco che parte la raffica delle prese di posizione degli esponenti di sinistra, dai parlamentari Alessia Morani, Camillo d'Alessandro, Raffaella Paita, Enza Bruno Bossio, Luigi Marattin, Stefania Pezzopane finanche all'europarlamentare Pina Picierno. Tutti scandalizzati. «Succede - dice per esempio la Picierno - che due grandi professioniste, una del giornalismo e una della tv, vengano censurate incomprensibilmente dalla Rai. Nell'anno 2018. Un'ottima partenza per il nuovo ad della Rai. E meno male che i 5 stelle dovevano dire addio ai bavagli...».

In Rai, per stemperare i toni, assicurano in una nota che non c'è nessun blocco ma solo «una valutazione aziendale dettata da considerazioni editoriali» e che «alla signora d'Urso è stato proposto di rinviare l'intervista a una delle prossime puntate». Secondo l'azienda, insomma, non era il caso di dare visibilità alla regina della domenica di Canale 5 proprio mentre si sta cercando di ricostruire la domenica pomeriggio di Raiuno. Un ragionamento neanche tanto insensato. Anche quando Maria De Filippi fu ospite di Fabio Fazio ci furono polemiche e Milly Carlucci se la prese perché il collega aveva invitato la sua diretta avversaria del sabato sera. Difatti Michele Anzaldi, che di Rai se ne intende, difende la scelta aziendale: «Non capisco cosa c'entri la censura, Barbara d'Urso è diventata un esponente politico? Qui siamo di fronte ad un caso di ricerca di audience con ogni mezzo.

Che il servizio pubblico eviti di dare a un conduttore concorrente ulteriore visibilità e legittimazione, attraverso uno dei suoi principali talk show, mi sembra un'ovvietà». Anzaldi è in commissione vigilanza per il Pd: quel che resta del partito è riuscito a spaccarsi pure su Barbara d'Urso...

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica