Renzi avvisa Berlusconi: prima si vota l'Italicum poi trattiamo sul Colle

Braccio di ferro su riforme ed elezione del capo dello Stato. Renzi tira dritto: "Prima l'Italicum, poi il Colle". Ma Berlusconi lo stoppa: "È un'assurdità"

Renzi avvisa Berlusconi: prima si vota l'Italicum poi trattiamo sul Colle

Una settimana fa aveva scritto una lettera a Repubblica, spiegando che la sua "sinistra non ha bisogno di esami del sangue". Era una bacchettata rivolta prima di tutto ai sindacati e a tutti quelli che lo rimproverano di fare politiche di destra. Concludeva la missiva snocciolando i nomi della sua sinistra ideale (Berlinguer e Mandela, Dossetti e Langer, La Pira e Kennedy, Calamandrei e Gandhi). Quell'accostamento di nomi aveva fatto storcere la bocca a qualcuno. Oggi il presidente del Consiglio, sempre dalle colonne del quotidiano di Ezio Mauro, lancia un avvertimento a Berlusconi, suo alleato nel Patto del Nazareno. In buona sostanza lo invita a rispettare i patti (sulle riforme, ndr) e, solo in un secondo momento, si dice disposto ad aprire una trattativa per individuare il nuovo Presidente della Repubblica, una volta che Napolitano avrà rassegnato le dimissioni.>

Renzi usa toni assai poco concilianti e a Berlusconi, che ieri al Corriere ha detto che prima si concorda e si elegge il Capo dello Stato e poi si approva l'Italicum, risponde a muso duro: "Non esiste. L'Italicum è in aula a dicembre. Lui si è impegnato con noi a dire sì al pacchetto con la riforma costituzionale entro gennaio. Io resto a quel patto". E mette i puntini sulle i dicendo che, lui, non è disposto a cambiare idea.

Quanto al nuovo inquilino del Quirinale, il capo del governo preferisce non sbilanciarsi sui nomi. E spiega così il motivo della propria scelta: "I nomi si fanno per sostenerli o per bruciarli. È sempre la stessa storia dal 1955. La corsa è più complicata del palio di Siena. E i cavalli non sono nemmeno entrati nel campo". Sul metodo da seguire per la futura elezione mette le mani avanti: "È bene che il presidente della Repubblica si elegga con la maggioranza più ampia possibile. E dico possibile". Tanto a voler rimarcare che, come prevede la Costituzione, se questa maggioranza allargata arriva, bene, altrimenti il Capo dello Stato si elegge lo stesso (per le prime tre votazioni serve la maggioranza dei 2/3, per le successive è sufficiente la maggioranza assoluta, ndr).

Berlusconi, però, non è disposto a perdere troppo tempo dietro a Renzi. E, intervenendo al "No tax day" di Roma, ricorda che l'Italia si trova "in una situazione di non democrazia e non libertà". "Abbiamo il terzo governo di sinistra non eletto dal popolo, e una maggioranza e un governo che si reggono su 148 deputati dichiarati incostituzionali - si chiede il leader di Forza Italia - come si può pretendere di far votare le riforme costituzionali e il nuovo presidente della Repubblica da questi deputati incostituzionali? È una cosa assurda". Per il leader azzurro, "la maggioranza ci è stata carpita in un modo che noi non consideriamo lecito in democrazia, io sono stato fatto fuori attraverso sistemi non democratici, ma presto tutto sarà chiarito e sarà straordinario, questo è un discorso da fare e da approfondire".

A stretto giro di posta arriva la replica di Renzi: "Berlusconi sta al tavolo ma non dà più le carte". Il premier lo dice a "In mezz’ora", ribadendo che il fatto che l’ex Cavaliere "sia contro il governo dimostra che l’accordo del Nazareno non è sul governo del Paese".

E poi un'altra punzecchiatura: "L’accordo con Berlusconi e Forza Italia non è sul governo ma è limitato alle riforme. Berlusconi è scontento del mio governo? Anch’io sono molto scontento dei suoi governi".

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