Renzi per un giorno fa il partigiano e gongola per l'assenza dei 5 Stelle

L'ex premier sfila in corteo accanto ai nemici delle sue riforme

Renzi per un giorno fa il partigiano e gongola per l'assenza dei 5 Stelle

Roma - La giornata è stata «bellissima», la piazza di Como era piena, la manifestazione è andata al meglio. E a sera al segretario del Pd Matteo Renzi arriva anche l'attacco del capo dei nostrani «fascisti dell'Illinois» (cfr. The Blues Brothers) di Forza Nuova: «Il nostro nemico è il Pd», tuona il temibilissimo Roberto Fiore.

Un annuncio di guerra che non dispiace all'ex premier, che ieri ha avuto anche la soddisfazione di veder accorrere in piazza al suo richiamo molti avversari accaniti delle sue riforme: l'Anpi, la Cgil presente a Como con tanto di Susanna Camusso, la presidente della Camera Laura Boldrini che si prepara a saltare sul carro di Grasso e persino qualche sparuto drappello di rappresentanti minori di Mdp e Sinistra Italiana. Non Pierluigi Bersani, che all'antifascismo militante di Como ha preferito i riflettori tv di Sky, né tanto meno Massimo D'Alema. Né ovviamente il neo leader Pietro Grasso, che si è limitato a benedire la piazza via social. Lette - con qualche comprensibile soddisfazione - le dichiarazioni di Fiore, Renzi replica subito via Facebook: «A nome di tutto il Pd voglio dire che questa affermazione non ci fa paura. Perché è una frase che chiarisce ancora una volta chi sono loro e chi siamo noi. Nessuna persona è nostra nemica, ma siamo nemici di ogni violenza, ogni intolleranza, ogni fascismo. Siamo e saremo sempre amici della verità, della libertà, della democrazia e dei diritti. E se Forza Nuova considera il Pd come nemico è perché siamo dalla parte giusta. E di lì non ci muoveremo mai». Ma a dare soddisfazione all'ex premier è anche la goffa defezione dal fronte antifascista dei Cinque Stelle, con Luigi Di Maio che - anche per non alienarsi le simpatie più destrorse e per non litigare ulteriormente col chiassoso babbo di Di Battista, nostalgico del Duce - si è tirato indietro e ha definito la manifestazione di Como «una strumentalizzazione del Pd». Meglio così, pensano al Nazareno: «I grillini confermano la loro linea del qualunquismo opportunista».

Mentre il bagno di folla di Como, con tanto di canti partigiani, gagliardetti Anpi e letture delle «lettere dal carcere» di Enrico Berlinguer, serve come il pane al Pd per rilegittimarsi a sinistra. E per ricompattarsi al suo interno. L'appuntamento nella città che ha visto il blitz degli skinhead in una Ong era nata, come lo stesso Matteo Renzi ha raccontato in tv da Fabio Fazio «da un'idea di Walter Veltroni», che giorni fa lanciò un allarmato appello contro «l'onda nera» risorgente. Del resto anche le letture berlingueriane, ieri, sono state un omaggio al fondatore del Pd, che fu il primo a pubblicarle nel suo libro dedicato al segretario del Pci. Ad organizzarla poi ci ha pensato Maurizio Martina, ministro e vicesegretario del Pd. Dal Nazareno è partita una serie di inviti via sms a partecipare a sindacati, associazioni, partiti. Molti si sono anche seccati per quella brusca convocazione via whatsapp, col timbro dell'odiato Renzi, ma dire di no sarebbe stato ovviamente disdicevole.

Così la manifestazione di Como ha visto fianco a fianco la Camusso, l'Anpi, Renzi, molti ministri del governo Gentiloni (ma non Maria Elena Boschi) e anche la sinistra interna, da Gianni Cuperlo a Andrea Orlando. C'era naturalmente il candidato renziano alle Regionali della Lombardia, Giorgio Gori. Assente, invece, il sindaco di Milano Beppe Sala: «Avrà avuto judo», la battuta sarcastica di un parlamentare Pd.

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