Renzi si pavoneggia ancora: "Il 2015 meglio del previsto"

Alla tradizionale conferenza di fine anno, il premier si vanta di quello che ha fatto: "Italicum, capolavoro parlamentare"

Renzi si pavoneggia ancora:  "Il 2015 meglio del previsto"

È il solito Matteo Renzi quello che sale sul podio durante la tradizionale conferenza stampa del 2015. Davanti ai giornalisti italiani, il premier si pavoneggia, snocciola dati e slide "anti-gufi", si vanta di quello che ha fatto, senza dire una parola - almeno fino a che i presenti non hanno sollevato la questione - sulle grane affrontate e da affrontare, come l'ultimo scandalo banche.

"Il 2015 è andato meglio del 2014", ha detto Renzi, "È andato meglio delle nostre previsioni nel 2014: lo dice la realtà dei fatti. È stato un buon anno. Ha visto in alcune delle principali sfide un segno che torna positivi. Si diceva che l’Italia era in stagnazione perenne: se guardiamo dati vediamo che il segno più torna a crescere: era previsto lo 0,7% e siamo allo 0,8". E ancora: "Con questo governo si registra la vittoria della politica contro il populismo per 4 a zero e il risultato, anche grazie alle riforme, come quelle elettorale e del Senato, è un paese solido e stabile".

Ma è sulla legge elettorale che il premier gonfia le piume: "È stata un passaggio difficile e comunque un capolavoro parlamentare", dice, aggiungendo che un referendum in merito sarà indetto probabilmente il prossimo ottobre e che se dovesse perdere si dimetterà: "O si fanno le riforme o ho fallito da politico".

E poteva forse non vantarsi del Jobs Act? Certo che no: "Il tasso di disoccupazione è ancora molto altro, troppo alto, ma è all’11,5%", ha sottolineato, "Quando ti capita di essere fermato da un ragazzo che ti dice ti ringrazio perchè ho un contratto a tempo indeterminato ti rendi conto che tante polemiche sul jobs act hanno visto il 2015 portare un po' di chiarezza, ci sono più tutele non meno tutele".

Persino le questioni ancora sul tavolo Renzi le considera cosa fatta: "Sui decreti di attuazione della riforma della Pa partiremo a gennaio", ha promesso, "Avremmo preferito a dicembre ma non ci siamo riusciti, ma la responsabilità non è del ministro. Da gennaio ad agosto chiuderemo tutti i decreti di attuazione".

Solo quando qualcuno non fa una domanda ad hoc viene affrontato il tema banche: "Non c’è rischio sistemico, le banche italiane sono molto più solide", assicura Renzi, "Non cambierei il sistema bancario con quello tedesco nemmeno sotto pagamento. Se ci sono questioni aperte le affronteremo senza chiedere alcuna deroga all’Ue".

Inevitabile il capitolo Rai e media: "Rispetto alla questione della Rai, poche volte ho visto Cda con così tanti giornalisti", ha detto il premier, "Se c’è una cosa che questa maggioranza parlamentare ha fatto è stato di dare la Rai a persone esperte e competenti".

E al presidente dell'Ordine dei giornalisti, Enzo Iacopino, che aveva parlato di schiavitù da parte di alcuni editori, ha risposto: "Non credo che ci sia schiavitù o barbarie in Italia. La mia posizione sull’ordine dei giornalisti è nota: io sarei per abolirlo".

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