Renzi in tilt sugli immigrati: scambia il Cav con Napolitano

Berlusconi non voleva la guerra in Libia e gli sbarchi li gestì la Bonino. La Ue: «Macerata attacco ai nostri valori»

Renzi in tilt sugli immigrati: scambia il Cav con Napolitano

Dopo la tentata strage di Macerata, la questione immigrazione diventa il baricentro della campagna elettorale. E tra Silvio Berlusconi e Matteo Renzi va in onda un duello a distanza sulle responsabilità della situazione italiana.

Il leader di Forza Italia, intervistato ieri mattina ad Agorà su Rai3, accusa: «La sinistra non ha saputo fermare questa immigrazione che ci ha portato ad avere qui oltre 600mila persone», una vera «bomba sociale». E ricorda: «Quando governavamo noi, ne sono arrivati soltanto 4.400, quelli che sono arrivati in Italia l'anno scorso durante un solo week-end d'estate».

Il contrattacco di Matteo Renzi non si fa attendere: «Berlusconi dice che i migranti in Italia sono una bomba sociale? Ma l'immigrazione dipende da due fattori: coi trattati di Dublino ogni Paese gestisce l'immigrazione da solo, ma quegli accordi che ora il capo di Forza Italia contesta li ha firmati lui, da capo del governo, nel 2003». E poi, aggiunge, «se in Italia arrivano i migranti è perché qualcuno ha fatto la guerra in Libia e il presidente del Consiglio era Berlusconi». Il leader del Pd tralascia però di ricordare che, all'epoca, l'allora premier era contrarissimo all'avventura di Libia promossa dalla Francia di Sarkozy, con l'avallo degli Stati Uniti di Obama: l'allora segretario di Stato Usa Hillary Clinton ricorda, nel suo libro «Hard Choices», l'aspra resistenza del premier italiano contro la campagna anti-Gheddafi, e lo descrive «furibondo» quando, al tavolo del vertice di Parigi sulla Libia, arrivò a minacciare di negare le basi aeree italiane, strategiche per l'attacco al Paese di Muhammar Gheddafi. E fu il Quirinale, dove allora sedeva Giorgio Napolitano, a spingere per l'intervento. Lo stesso ex presidente, recentemente, ha ricordato che il Cavaliere stava per dimettersi da presidente del Consiglio pur di non dare il suo sì all'intervento armato contro Gheddafi. E che non lo fece con «un atto di responsabilità da riconoscergli ancora oggi».

Da Forza Italia arrivano dure repliche contro Renzi, che «confonde Berlusconi con Napolitano». «Renzi non sa di che parla», accusa Gabriella Giammanco, «se c'è una responsabilità è da attribuire all'allora presidente della Repubblica Napolitano: Berlusconi aveva intuito che il regime di Gheddafi era in quella fase storica l'unico argine all'esplosione di un'ondata migratoria incontrollabile, così come poi è stato». Quanto ai trattati di Dublino, è Renato Brunetta a replicare al leader del Pd: «Fu la sua attuale alleata Emma Bonino, che ora colpevolmente tace, a fare un accordo con la Ue per gestire l'accoglienza nel Belpaese, lasciando che gli sbarchi avvenissero tutti qui: la colpa è sua».

Berlusconi lancia l'idea di un pacchetto di «norme di polizia», che vanno dall'introduzione del poliziotto di quartiere a vere e proprie «segnalazioni da parte di privati cittadini perché le forze dell'ordine individuino i migranti irregolari da avviare al rimpatrio». E ricorda che «deve essere l'Europa a lanciare un grande piano Marshall» per i paesi più poveri: «Sarebbero soldi sacrosanti da spendere. Per noi questo sarà il punto numero uno, lo metteremo nei nostri programmi per cercare di convincere tutti i paesi». Il Cavaliere accoglie anche la proposta della neo-senatrice a vita Liliana Segre: «Togliere la parola razza dalla Costituzione? È una cosa da fare». Occorre arginare l'«emergenza» per evitare che si diffonda l'intolleranza: «In un mondo globale, occorre guardare agli altri con tolleranza e ospitalità».

Intanto dalla Ue arrivano le parole di condanna del vicepresidente Frans Timmersmans, che a proposito di Macerata parla di «attacco volontario ai nostri valori fondamentali: un tentativo di distruggere il tessuto che ci lega come Europei».

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