"Il nostro candidato è Sergio Mattarella". Matteo Renzi va avanti per la sua strada e, all'assemblea dei Grandi elettori del Pd, conferma il nome del giudice costituzionale per la più alta carica dello Stato. "Etica, moralità e attenzione alla qualità che un istituzione come quella del Capo dello Stato può rappresentare", dice tratteggiando il profilo del candidato per il capo dello Stato nel tentativo di allontanare le divisioni interne al Pd e prevenire fughe della minoranza dem verso i grillini e la sinistra radicale. Sa bene che, come era già stato per Pierluigi Bersani, sull'elezione del presidente della Repubblica si gioca la faccia. Col rischio di perderla.
Adesso è ufficiale, adesso il nome targato piddì c'è. Ed è quello che era circolato anche nelle ultime ore: Sergio Mattarella, il notabile diccì padre della legge elettorale. "Non è un atto di arroganza del Pd proporre un nome - spiega ai suoi - è la richiesta proveniente da tutte le forze politiche partendo dall’assunto che il Pd rappresenta oltre il 45% dell’assemblea dei grandi elettori". Negli occhi dei democrat c'è ancora la figuraccia di Bersani che, davanti ai suoi parlamentari, ha incassato il "sì" su Romano Prodi e poi si è fatto impallinare in parlamento da 101 franchi traditori. Un'onta che ha sempre pesato sulla fedina di Renzi. Che ora punta a "cancellare lo smacco del 2013". Proprio perché conosce cosa rischia, chiede ai suoi la massima franchezza: "Non ci può essere spazio per i giochini sul dopo. Se si sceglie un candidato quello è del Pd e dopo non ce ne sono altri". Quindi, nessun candidato deve essere bruciato dandolo in pasto al parlamento riunito in seduta comune. "Dopo la scelta del candidato - mette in chiaro - c’è un vincolo di lealtà".
Si parte con Mattarella, quindi. C'è pure il via libera (all'unanimità) dell'assemblea dem. Il momento "X" nella partita a scacchi per il Quirinale è ormai vicino: alle 15 si parte con la prima votazione per eleggere il nuovo capo dello Stato. Renzi conta di portare a casa il risultato già sabato mattina, alla quarta votazione. Dalla sua ha i voti di Nichi Vendola che ha già fatto sapere di voler convergere sull'ex diccì per "rompere il patto del Nazareno". Ma questo non mette Renzi al riparo da eventuali imboscate. "Se qualcuno di voi sarà avvicinato in questi giorni da pensieri, dubbi, polemiche e tweet - avverte il segretario piddì - sappia che non ha solo la responsabilità con la penna di scrivere un nome ma di far fare bella figura alla politica e restituire l’idea che il Pd discute ma al momento chiave è unito e responsabilità".
Così, subito dopo l'assemblea, sui cellulari dei parlamentari dem iniziano a piovere sms minatori per dettare la linea da tenere in Aula. "Indicazione di voto senza eccezione alcuna - si legge - scheda bianca". Pippo Civati, però, già fa sapere che non seguirà le indicazioni della Ditta. E voterà Prodi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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