Riccardo Realfonzo non è un personaggio facile. Economista, punto di riferimento in Italia della scuola classico-keynesiana, direttore della Scuola di governo del territorio, è stato assessore al bilancio del Comune di Napoli per due volte. La prima con Rosa Russo Jervolino, quasi al tramonto del decennio che ha sfasciato la città partenopea; se ne andò sbattendo la porta dopo aver denunciato il sistema clientelare che teneva in ostaggio la stessa sindaca. Lei per tutta risposta lo definì “il Robin Hood di Palazzo San Giacomo”, che alla fine del 2010 diventò un libro-denuncia scritto dallo stesso Realfonzo. La seconda con Luigi de Magistris, del quale è stato stretto collaboratore nella vittoriosa campagna elettorale per le comunali 2011. A giugno di quell’anno si insediò nel suo ufficio a Palazzo San Giacomo. A luglio 2012 la rottura con il sindaco e l’uscita dalla giunta.
E questa è la vicenda politica del professor Realfonzo. L’altra questione riguarda Napoli e tutte le grandi città italiane diventate dal 1° gennaio 2015 città metropolitane, quindi organismi complessi con decine e decine di Comuni da gestire e milioni di abitanti, tra residenti e pendolari. Oggi quante città metropolitane hanno strumenti contabili adeguati? Napoli, in qualche modo, è paradigma dei problemi amministrativi di tutte le metropoli italiane, da Roma a Milano. Nodi irrisolti e casse miseramente vuote.
Qual è lo stato attuale del bilancio del Comune di Napoli?
"Il Comune è in condizioni fallimentari. Se gli uffici sono ancora aperti e i servizi minimi ancora in qualche misura vengono erogati, ciò è dovuto al fatto che l’amministrazione de Magistris nel 2013 ha dichiarato formalmente il pre-dissesto aderendo alla procedura del decreto “Salva Comuni”. Grazie a ciò, e anche ai decreti sui debiti della pubblica amministrazione, il sindaco ha ottenuto dal Governo oltre un miliardo e duecento milioni. Un finanziamento senza precedenti e che noi cittadini napoletani dovremo restituire nei prossimi 30 anni. Inoltre, de Magistris ha già portato le tasse e le tariffe ai massimi, determinando una pressione fiscale asfissiante sull’economia cittadina. Insomma, il dissesto c’è già, ma grazie ai crediti del Governo per ora la dichiarazione formale di dissesto non c’è stata. E la città ne paga le conseguenze".
Quanti soldi ci sono in cassa?
"Il miliardo e duecento milioni se n’è andato rapidamente in fumo. È servito a pagare una parte dei debiti del Comune e delle società partecipate. Ormai la liquidità e pochissima e non a caso i tempi di pagamento del Comune stanno riprendendo ad aumentare molto rapidamente".
Qual è il disavanzo?
"È difficile dirlo con precisione anche perché i conti che il Comune presenta risultano poco credibili. Il punto è che il bilancio del Comune ha in pancia moltissimi crediti anche molto antichi, tra questi soprattutto multe e fitti degli immobili comunali, che sono di dubbia esigibilità. Nelle mie due esperienze da assessore al bilancio del Comune ho condotto un battaglia senza tregua per fare emergere la verità sui conti. Una battaglia chiusasi in entrambe le esperienze con l’abbandono dell’incarico dopo un anno. Nel 2009 presentai un bilancio che conteneva 200 milioni di tagli ai crediti inesigibili, il che evidentemente implicava uno stop alla capacità di spesa del Comune. Gli attacchi e gli ostacoli che mi veniva frapposti furono insostenibili e mi dimisi. Tornato al Comune con de Magistris, il mio ultimo atto fu la delibera 388 del maggio 2012 che bloccava tutte le spese non indispensabili e imponeva una ricognizione straordinaria dei crediti del Comune. L’esito di quella delibera fu la quantificazione di un buco di bilancio di circa 850 milioni. Ma la cosa non andò giù al sindaco e anche in questo caso fui costretto a lasciare. Tenga conto che, come le dicevo, per queste battaglie sulla trasparenza del bilancio ho ricevuto molti attacchi e qualcuno si spinse ad affermare che avevo addirittura causato un danno erariale al Comune. Feci denuncia e il Pm incaricò la Guardia di Finanza di fare una indagine molto approfondita, che ha riconosciuto fino in fondo la piena correttezza del mio operato. La conclusione è stata che il Tribunale penale di Napoli ha appena emesso due pesanti condanne di diffamazione ai danni di chi mi aveva attaccato. È stata una grande soddisfazione vedere riconosciuto il merito del mio operato anche nelle aule del Tribunale della mia Città".
De Magistris scrive sul sito Dema che nel 2011, anno della sua elezione, c'era un debito di 1 miliardo e mezzo e un disavanzo di 850 milioni all'anno.
"Non è così. De Magistris raccolse una eredità molto pesante cinque anni fa. Però la quantificazione del debito, come ho detto prima, scaturì dalla delibera del maggio 2012. Da allora lui sostiene che i conti sono migliorati, ma non è così. Sono peggiorati e non potrebbe essere diversamente visto che tutte le azioni che avevo proposto per riorganizzare gli uffici, aumentare le riscossioni e sconfiggere l’evasione sono state bloccate. Badi bene che non è solo la mia opinione, è soprattutto quella della magistratura contabile. Infatti, recentemente la Corte dei Conti ha emesso una pronuncia relativa al bilancio 2013 del Comune che è in aperto contrasto con le conclusioni di de Magistris. Secondo il Sindaco nel 2013 lo squilibrio era sceso a 700 milioni di euro, mentre secondo la Corte il buco di bilancio era in forte aumento, ben oltre il miliardo di euro. Nell’occasione la magistratura ha puntato il dito contro quelle che non ha esitato a definire “gravi irregolarità contabili e finanziarie”.
Il sindaco de Magistris rivendica alla sua amministrazione l’accorpamento delle società partecipate, gestione pubblica del patrimonio, contenimento leva fiscale e altri provvedimenti di questo tipo…
"Tutto fumo. La verità è che la stagione delle riforme che era stata promessa ai cittadini napoletani non è mai nemmeno partita. E quanti di noi si battevano per introdurre la riforma della inefficientissima macchina comunale, delle società partecipate, per la lotta all’evasione e alle malversazioni, hanno lasciato gli incarichi o sono stati allontanati. De Magistris ha tradito la parte migliore della società civile partenopea che aveva voluto credere nella possibilità di una rinascita cittadina".
Se il Comune di Napoli fosse un negozio o una piccola impresa dovrebbe dichiarare fallimento? Perchè?
"Semplicemente perché ogni giorno continua a spendere quanto prevede di incassare, ma poi le riscossioni effettive sono sistematicamente molto inferiori alle previsioni di incasso".
De Magistris propone un reddito minimo cittadino. Quanto costerebbe alle casse del Comune?
"Lei fa riferimento al fantomatico bilancio di previsione, la cui discussione in Consiglio è calendarizzata per il giorno 8 giugno, dopo le elezioni? Un’altra sceneggiata di de Magistris, degna della tradizione teatrale popolare partenopea. Il dato relativo al costo del provvedimento non lo so io e soprattutto non lo sa neppure de Magistris. E questo perché nessuno ha i dati relativi agli aventi diritto secondo i requisiti previsti nel fantomatico bilancio. Ma d’altra parte tutto ciò non ha nessuna importanza. Anche in questo caso ci troviamo infatti difronte a un manovra ultra-populista, senza nessuna velleità di divenire una cosa concreta. Il Comune non ha nemmeno i quattrini per i servizi essenziali, figuriamoci per il reddito minimo. E d’altra parte il sindaco non ha fatto appostare in bilancio nemmeno il becco di un quattrino".
Bagnoli: l'area dell'ex Ilva è di 200 ettari. Quanto costa una bonifica? E la sola rimozione della colmata, che già sarebbe un bell'inizio?
"Il presidente del Consiglio Renzi ha messo in campo circa 270 milioni per Bagnoli. Dopo 25 anni di mortificante immobilismo vogliamo tutti sperare che sia la volta buona. Dal 1° gennaio 2015 Napoli è una città metropolitana che raccoglie 92 comuni e oltre tre milioni di abitanti".
Lo strumento del bilancio come dovrebbe modificarsi a questa nuova realtà, anche in termini di spese materiali cui far fronte?
"Si tratta, come ricorda lei, di mettere in rete le risorse di 92 comuni. Quella della città metropolitana potrebbe una occasione straordinaria per Napoli. Grazie alle economie di scala, si potrebbe migliorare molto la qualità dei servizi pubblici locali, si potrebbero costruire politiche urbane integrate, ci sarebbe finalmente l’occasione per modernizzare la pubblica amministrazione. Ma siamo già partiti molto male, in forte ritardo. Infatti, de Magistris non ha predisposto il Piano Strategico, che è il documento di pianificazione strategica essenziale, che definisce gli obiettivi e gli strumenti per lo sviluppo anche in relazione alle zone omogenee. E Napoli rappresenta certamente una delle sfide più difficili di Europa, considerando che è una delle città più compatte e congestionate del Continente, con servizi pubblici e qualità della vita scadenti, e un reddito per abitante tra i più bassi. Insomma, la città metropolitana potrebbe essere una grande occasione, ma certo non se de Magistris fosse riconfermato sindaco. In questo caso Napoli andrebbe ancora indietro anziché avanzare, e direi che non ce lo possiamo proprio permettere".
L’economista Riccardo Realfonzo, sostenitore dell’intervento pubblico in economia e propugnatore di nuove politiche industriali, ha idee in buona parte diverse dalla linea editoriale del Giornale. E, come avrebbe detto Montanelli, come tutte le persone di carattere non ha un bel carattere.
Ma in nome delle sue idee ha lasciato le poltrone o si è fatto cacciare pur di non smentire se stesso e il suo percorso. E se la politica italiana è diventata una giungla o una foresta di Sherwood, ben vengano anche i Robin Hood…- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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