Il ricorso di Silvio Berlusconi alla Corte europea dei diritti umani di Strasburgo - e contro la legge Severino che ne ha sancito la decadenza da senatore - sarà esaminato dalla Grande Camera. Quella che esamina i casi considerati più complessi e che è formata da presidenti, vicepresidenti e altri 14 giudici per un totale di 17 membri.
"Dopo tre anni di attesa ci siamo! Ci siamo!", esulta il senatore di Forza Italia Francesco Giro, "Ora il ricorso di Berlusconi alla Corte europea dei diritti umani entra nel suo rush finale e a giudicare sarà il consesso più autorevole e più accreditato della Grande Camera perché il tema è delicato e il ricorrente è una persona ai quali vanno garantiti i diritti civili fondamentali ma è anche un leader nazionale ed europeo consacrato dal voto popolare sei volte che lo ha scelto come suo premier 4 volte. Sono in gioco la democrazia stessa e le regole della rappresentanza democratica".
Ora la palla spetta alle parti, che dovranno entro un mese sottoporre alla Corte le loro opinioni "ragionate". Nel comunicato della Corte di Strasburgo non si fa cenno ai motivi della decisione presa ieri, ma indicata solo oggi. Il ricorso alla Grande Camera è previsto nei casi in cui il caso solleva gravi problemi di interpretazione della Convenzione o dei protocolli o se la sentenza può scatenare un contrasto con una sentenza precedente.
Il ricorso di Berlusconi si fonda sull’argomento che l’articolo 7 della Convenzione europea impedisce la retroattività per cui la legge
Severino non può essere applicata in modo retroattivo. Incandidabilità e decadenza parlamentare, secondo Berlusconi, sono sanzioni di natura penale, alla luce dei cosiddetti "criteri Engel" utilizzati dalla Corte Europea.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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