Alla fine, tutto sta nella definizione che un coimputato mette a verbale, nel tentativo di discolparsi: «É nota la patologica ossessione del Ricucci per il denaro». E a riportare in cella l'immobiliarista romano Stefano Ricucci, a dodici anni di distanza dalle manette per il pasticcio di Antonveneta, è questa ossessione, strettamente collegata a quella per la bella vita. Nulla di sorprendente, si direbbe. Se non fosse che in questa Dolce Vita assai romana, l'ex marito di Anna Falchi aveva imbarcato un «furbetto del quartierino» con la toga. Nicola Russo, giudice del Consiglio di Stato, membro della Commissione Tributaria del Lazio, che Ricucci e il suo amico Liberato Conte mantengono a gioielli, donne, alberghi, night, ristoranti. In cambio di una «soffiata» da ventitrè milioni di euro.
Che fino a novembre il giudice Russo fosse tranquillamente in servizio al Consiglio di Stato, e fino al mese scorso sedesse in commissione tributaria, è piuttosto inspiegabile, visto quanto già le indagini stavano portando alla luce su di lui; e singolare è che ieri, mentre Ricucci finisce in galera, al giudice vengano concessi subito gli arresti domiciliari. Eppure nelle carte dell'inchiesta, gli affari dei due appaiono strettamente legati. Ricucci mantiene il giudice, e quello gli fa fare il colpo.
Nella sua semplicità, l'operazione è quasi ammirevole: la Magiste, la società in liquidazione di Rcucci, ha una causa con l'Agenzia delle Entrate per un credito Iva, valore 23 milioni. Il Tar ha dato ragione al fisco. Il Consiglio di Stato, con Russo relatore, dà ragione a Magiste: Russo anticipa la decisione a Ricuccci, che si precipita a comprare per un milione il credito dalla banca che, senza troppe speranze, se lo teneva in pancia.
Per incassare questo risultato, Ricucci si coccola il giudice per mesi. Cene da millecinquecento euro, alberghi a cinque stelle, ragazze a profusione. Il magistrato, stando agli atti, ha passioni pericolose: «Ricucci Edoado (figlio di Stefano, ndr) parla con un amico del giudice Russo e della figlia di costui (...) nella conversazione i due fanno riferimento all'elevato tenore di vita della figlia dell'indagato e alla ricattabilità di quest'ultimo in ragione delle sue frequentazioni con minorenni», si legge nell'ordine di cattura.
Ancora: «I testi assunti, quali direttori dei locali notturni, parlano di molteplicità di ragazze che accompagnavano Russo, Conte e Ricucci nelle loro scorribande notturne». E agli atti restano le pretese del magistrato: «Convoca Mariana e Costanza; «Voglio Mariana», «è ora che Mariana lasci perdere i calciatori da strapazzo e salga di livello superiore. Il Presidente». E Ricucci pagava.
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