Riforma delle forze armate, militari in rivolta

Polemiche tra le divise dopo l'intervista al ministro Pinotti: «Taglia tutto tranne i suoi uffici»

Riforma delle forze armate, militari in rivolta

Roma «Un capo che incarna l'unicità di comando verso gli obiettivi comuni», è questa una delle modifiche volute dal ministro della Difesa, Roberta Pinotti, nel Libro bianco e spiegata in un'intervista a Repubblica. Ma c'è malcontento generale nelle forze armate. «Occorre evitare - spiegano alcuni militari - che il futuro Capo di Stato Maggiore generale sia troppo condizionato dalle pressioni politiche sulle decisioni che riguardano le forze armate, venendo verosimilmente meno il ruolo di filtro intermedio dei Capi di Stato Maggiore di ogni singola forza armata. La stessa persona, oltretutto, potrà piazzare nelle posizioni chiave militari soggetti da lui scelti o graditi». Ciò comporterebbe il controllare e indirizzare la politica generale della Difesa, capitoli di spesa, finanziamenti, promozioni e avanzamenti del personale, senza alcun limite.

Il ministro, peraltro, usa lo «spot elettorale» del «meno comandi e meno generali e più giovani». Soluzione apprezzata, ma che va a cozzare con un altro principio da lei stessa espresso, visto che da poco alcuni vertici sono stati estesi oltre il loro mandato di due anni come non ci fossero altri generali più giovani capaci di svolgere altrettanto bene l'incarico. Se così fosse sarebbe un fallimento generale dell'organizzazione militare non essere in grado di preparare ufficiali per questo scopo. Di più: «C'è da chiedersi - si dice ancora nei corridoi della Difesa - se, invece di costruire nuovi edifici, non si potesse ricorrere alla modernizzazione di infrastrutture già esistenti, come quelle della città militare della Cecchignola, dove il 40% non è utilizzato o sotto impiegato». E che dire del bilancio della Difesa? Il ministro parla di aumenti, quando dai dati a disposizione si vedono solo tagli.

Infine, il ministro aveva dichiarato che, per dare l'esempio, avrebbe lasciato il palazzo in via XX settembre (in affitto), sede dei suoi uffici, nell'ambito della sua crociata per vendere ai privati i gioielli di famiglia dello Stato.

Peccato che, dopo aver visto il suo nuovo ufficio nel palazzo di fronte (giudicato, pare, non all'altezza), abbia cambiato idea decidendo di rimanere nella sua attuale sede in locazione, confermando, però, il trasloco dello Stato Maggiore della Difesa nell'edificio di fronte.

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