Matteo Renzi continua a mostrare sicurezza, a promettere riforme. Ma la strada della riforma del Senato e tutt'altro che in discesa. E contro il decreto non c'è solo la minoranza Pd, ma anche le opposizioni che, al pari dei colleghi dem, hanno chiesto modifiche al provvedimento.
Oltre mille gli emendamenti presentati da Forza Italia al ddl riforme in commissione Affari Costituzionali del Senato. Il partito di Berlusconi chiede un maggior bilanciamento delle funzioni tra Senato e Camera e una maggiore legittimazione dei senatori, attraverso più varianti proposte di elezione diretta. Altri 194 sono stati presentati dal M5S e un altro migliaio da Sel. In totale sono stati presentati 513.449 emendamenti, con un record per la Lega Nord che ne ha presentati oltre 510mila.
L'elezione diretta è al solito al centro delle richieste della minoranza Pd, che ha presentato 17 emendamenti, che si vanno ad aggiungere ai 31 presentati dalla maggioranza. "Contro il diniego della autorizzazione è ammesso ricorso alla Corte costituzionale", prevede un emendamento che modificherebbe l’applicabilità dell’immunità per gli eventuali membri del Senato, "A tale scopo viene istituita all’interno della Corte una sezione, composta di cinque membri effettivi e due supplenti, che decide i ricorsi. I cinque membri effettivi e i due supplenti vengono scelti dal plenum della Corte a scrutinio segreto, con le modalità stabilite dalla legge ordinaria, che provvede anche alla redazione delle norme procedurali e per la durata massima di cinque anni. La sezione è presieduta da un giudice scelto, a scrutinio segreto, dai sette membri della medesima".
"Siamo impegnati su un cammino di riforme talmente importante che se le altre forze politiche vorranno discutere saremo sempre disponibili. Se vorranno, parteciperanno. Non è un patto del Nazareno ma un impegno a coinvolgere tutte le forze in Parlamento", dice intanto Debora Serracchiani parlando del dialogo con Forza Italia sulle riforme.
"Importanti le parole del senatore Buemi sull’emendamento di 12 componenti del gruppo Autonomie per un Senato eletto direttamente dai cittadini. 28 senatori Pd e 12 del gruppo delle Autonomie - in maggioranza - Sel e M5S, Lega e Fi si ritrovano su questa impostazione. Vi sarebbero dunque le condizioni per un’intesa ampia", fa notare però il senatore Vannino Chiti della minoranza Pd, "Come si vede, sul pieno superamento del bicameralismo paritario, che non mortifichi però la sovranità dei cittadini e il ruolo di garanzia e rappresentanza dei territori del futuro Senato, vari gruppi parlamentari concordano. È una questione non riducibile ai luoghi comuni di certa politica e di certa stampa su una lotta interna al Pd.
Ancora una volta la strada da praticare, e non da annunciare in modo propagandistico, è quella del dialogo, del confronto aperto e non quella di arroganti chiusure".Nonostante la pioggia di emendamenti, Renzi resta fiducioso: "La maggioranza non è mai mancata e, devo dire,mai mancherà vedendo i numeri".
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