"Anche le piante soffrono". E i vegani vanno in crisi

Rimessa in discussione la presunta superiorità morale di chi non mangia animali

"Anche le piante soffrono". E i vegani vanno in crisi

Erano i primissimi anni del Novecento quando un botanico e un veterinario si guardarono con aria allibita di fronte a una carota che, tagliata a fette, mostrava tremori e tentativi di torsione. «Non vorrai dirmi che stiamo facendo del male a una carota?», chiese il medico al botanico. «Non lo credo possibile - rispose lui - ma quante cose impossibili hanno immaginato gli scrittori di fantascienza?».

Il recente avvertimento dell'Oms sulla cancerogenicità delle carni rosse lavorate ha fatto diventare rovente il dibattito fra onnivori, vegetariani, vegani, crudisti et similia . Quanto affermato dall'Oms ha scatenato i cosiddetti «vegs». Primo della fila il professor Umberto Veronesi, che esalta la maggiore longevità di chi è vegetariano come lu. In realtà Veronesi millanta un po' di credito definendosi tale, visto che consiglia di mangiare pesce, mentre è noto che i vegetariani non mangiano organismi appartenenti al regno animale.

Fatto sta che l'ammonimento dell'Oms e l'ombra sinistra che ha assunto la carne, nell'immaginario collettivo, avrebbe sancito una sorta di supremazia, finalmente scientificamente dimostrata, dei vegs sugli onnivori, sia a livello etico che salutistico. Ma se quella carota provava veramente dolore o qualche forma di emozione, tutta la vicenda subirebbe contraccolpi imprevedibili e di portata cosmica. Le piante provano emozioni? Il mondo vegetale è in grado, almeno in alcune specie, di pensare, di comunicare, di avere una memoria? Michel Pollan, un giornalista scientifico, autore di libri come Il dilemma dell'onnivoro e La botanica del desiderio , da anni segue gli sviluppi delle ricerche sulle capacità sensoriali delle piante. Il fatto che esse non abbiano un apparato neuronale, come la maggior parte degli esseri appartenenti al regno animale, non vuole dire che siano incapaci di provare sensazioni e comunicarle. Sarebbe come dare per scontato che, su un altro pianeta non ci possa essere vita, perché la sua atmosfera non rispecchia la nostra. E se ci fosse una vita che si basa sull'ammoniaca anziché sul carbonio per crescere?

Un team di ricercatori torinesi, assieme ai tedeschi, ha pubblicato su una prestigiosa rivista l'esperimento in cui un bruco sgranocchiava una foglia, mentre la pianta chiaramente reagiva secernendo sostanze chimiche a sua difesa e soprattutto comunicava il pericolo ad altre piante.

Il dottor Chamovitz dell'università di Tel Aviv, pioniere di questi studi, riporta il famoso esperimento sulla Mimosa che si chiude se si versano gocce di sostanza irritante, ma rimane aperta se prima si cosparge con un anestetico. Forse un caso, visto che la Mimosa ha un organello chiamato Pulvinus che non tutti i vegetali hanno.

Probabilmente non è vero dolore, ma che le piante provino emozioni, abbiano una memoria e comunichino tra di loro, questo, per Chamovitz (e molti altri) è un dato certo, a meno che non si voglia commettere l'errore (e orrore), di cartesiana memoria, di pensare che solo l'uomo prova dolore e gli animali no, perché sono diversi.

Se i pericoli insiti nelle carni lavorate hanno fatto gioire i vegani, gli onnivori potrebbero vendicarsi domani, accusandoli di avere provocato una strage silenziosa. Di sedani e cavolfiori.

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