Il Cav non strappa il Patto del Nazareno

L'ex premier respinge le modifiche alla legge elettorale decise dalla maggioranza: "Restiamo aperti al confronto". Oggi alle 18 l'incontro con Renzi: pieno mandato a Berlusconi nella trattativa

Il Cav non strappa il Patto del Nazareno

Berlusconi non rompe il patto con Renzi. Il Nazareno regge e non sarà il Cavaliere a far saltare il tavolo. Se così sarà, la rottura sarà da addebitare solo ed esclusivamente al premier. Attenzione, però: «Non rompiamo ma niente diktat» è il senso della linea berlusconiana, sancita e ratificata in un ufficio di presidenza filato via liscio. Cosa non scontata viste le sfumature che attraversano il partito in merito ai rapporti con Renzi. Tuttavia, grazie a un precedente faccia a faccia a pranzo con Fitto, capofila del «basta inseguire il premier», Berlusconi ricompatta Forza Italia. Come? Ribadendo la linea del «nessuno sconto in materia di politica economica, dialogo sulle riforme». Di fatto, però, il Cavaliere legittima l'ala fittiana tanto che, d'ora in poi, l'ex ministro verrà maggiormente consultato. Avanti nella trattativa, quindi, anche se la giornata era partita con le scintille tra Brunetta e Lotti («Se l'Italicum cambia, addio patto», minacciava l'azzurro, ndr )

Ma si tratta ancora. Cosa strapperà il Cavaliere in cambio del via libera all'Italicum riveduto e corretto? Rimanendo al tavolo da gioco sicuramente la clessidra: ossia mesi prima che Renzi possa portare a casa la legge elettorale in tempo per votare a primavera. Poi le soglie di sbarramento: troppo basse quelle del 3% ventilate nel vertice di maggioranza voluto da Renzi, le stesse sono destinate a salire; Forza Italia chiederà di alzare l'asticella al 5% per evitare il proliferare dei partitini. Si potrebbe chiudere al 4,5%, quota prevista nell'attuale bozza. Non detto, ovviamente: è il dire la propria sul prossimo inquilino del Colle sarà un altro elemento forte per non stracciare il Nazareno. Almeno non ora.

Soglie di sbarramento e premio alla lista sono cruciali per i partiti piccoli; tanto che da Alfano arriva un'apertura al Cavaliere: «Se Berlusconi non utilizzerà il patto del Nazareno come uno strumento contundente verso gli alleati, ma avrà visione, saggezza, lungimiranza e assenza di rancore, noi siamo pronti, giovandoci del premio alla lista, a ricostruire la prospettiva del centrodestra. Non per paura, costrizione o minaccia». Leggasi: per paura o costrizione visto che l'Ncd è dato al 2,4%: lontano dal traguardo.

Il Cavaliere scenderà nei particolari di persona col premier oggi stesso. Anche se il capogruppo al Senato Paolo Romani assicura in serata che «per ora non è in agenda alcun incontro», i due dovrebbero vedersi oggi alle 18. Insomma, il patto del Nazareno è ancora in vita dando per scontato che Renzi otterrà l'agognato premio al partito anziché alla lista sul nuovo Italicum. Ma sul resto si deve discutere.

E si discuta pure di giustizia tanto che Berlusconi avrebbe buttato là: «Presenteremo un emendamento alla riforma della giustizia che riguarda la legge Severino e la sua applicazione retroattiva. A quel punto vediamo cosa fa il Pd... E poi decideremo». Se poi Renzi non ci starà, la legge elettorale se l'approvi da solo. Se ci riesce.

Su questa linea tutti i big azzurri sono d'accordo. Lo è Saverio Romano (vicino a Fitto) che dice: «Discutiamo ma a testa alta»; lo è Brunetta che ricorda: «Quando abbiamo detto di no l'elettorato ci ha sempre premiato»; lo è Gasparri che sintetizza: «Non dobbiamo spaccare ma neppure subire»; e pure Michaela Biancofiore che ricorda: «Ogni negotium si fa in due. E quanto al premio di lista... Chi l'ha detto che non possiamo prenderlo noi? Basta rilanciare il partito sul territorio...».

Sembrano tutti d'accordo. Specie quando si ribadisce che la linea sarà ancor più dura sull'economia. Nessuno sconto. Anche perché, come dice Tajani: «C'è una situazione economica disastrosa e la manovra non va. Siamo a rischio procedura d'infrazione in Europa e Renzi non sta facendo niente per ridurre il debito pubblico».

Annuiscono tutti e le divisioni sembrano rientrate e salutate così dallo stesso Berlusconi in una nota: «Al termine del comitato di presidenza non posso che esprimere grande soddisfazione per la rinnovata unità del partito». E ancora: «Ringrazio tutti i componenti per il loro voto all'unanimità con il quale mi hanno ribadito affetto, stima e fiducia dandomi pieno mandato a trattare con Renzi».

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