Dopo la ritirata europea è alta la tensione tra i due vicepremier

Conte minimizza ma tra Di Maio e Salvini c'è nervosismo. Delusione di Borghi (Lega)

Dopo la ritirata europea è alta la tensione tra i due vicepremier

Il giorno dopo il primo cedimento al pressing di Bruxelles, con la sofferta decisione di scendere a più miti consigli per non finire intrappolati nella tagliola della procedura di infrazione, il governo riflette sui 7 miliardi di spese in deficit sacrificati sull'altare della (possibile) pax europea. L'umore non è certo euforico. Le voci sulla cena di mercoledì sera in una trattoria romana trasformatasi in una sorta di vertice di maggioranza notturno, con Giuseppe Conte, Luigi Di Maio, Matteo Salvini, Riccardo Fraccaro e Giancarlo Giorgetti non sono del tutto incoraggianti. Raccontano in particolare di una certa freddezza tra i due vicepremier, figlia soprattutto dell'affondo velenoso e inatteso dei due capigruppo pentastellati sulle vicende giudiziarie della Lega. Un'uscita che soprattutto nel corpo parlamentare del Carroccio ha lasciato il segno. E ha dato l'impressione del battesimo di una nuova strategia «elettorale», finalizzata alle Europee, con l'obiettivo di aumentare la concorrenza interna e recuperare consenso in libera uscita.

Gli occhi sono puntati soprattutto su Salvini. Il vicepremier - che peraltro non avrebbe del tutto gradito l'intervista mattutina del ministro della Difesa, Elisabetta Trenta - sceglie di allontanarsi per qualche ora dall'alta tensione governativa, di prendere un volo low cost con il figlio e di andare ad Atene, per assistere alla sfida di Europa League fra il Milan e l'Olympiacos. Una trasferta immortalata anche sui social network dove si vede il ministro imbarcarsi sciarpa rossonera al collo insieme ai tifosi e allo storico telecronista Mediaset, Carlo Pellegatti.

Sulla manovra le parole dei tre tenori dell'esecutivo tendono a minimizzare la «correzione». «Lavoriamo nell'interesse degli italiani e riteniamo sia un'ottima proposta anche nell'interesse degli europei», dice Conte. Salvini e Di Maio redigono una nota per ribadire «piena fiducia nel lavoro del premier». «Siamo persone di buon senso e soprattutto teniamo fede a ciò che avevamo promesso ai cittadini, mantenendo reddito di cittadinanza e quota 100 invariati manterremo tutti gli impegni presi, dal lavoro alla sicurezza, dalla salute alle pensioni, dai risarcimenti ai truffati delle banche al sostegno alle imprese». Ma la tensione è palpabile.

E sul ddl Anticorruzione il governo è costretto a mettere la fiducia. C'è anche chi si lascia sfuggire una nota di delusione sulla manovra come il presidente della Commissione Bilancio, Claudio Borghi. «Avevo consigliato di fare altro. Non sempre i consigli vengono accettati. Succede».

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