"Divisi e litigiosi": il mea culpa dei colonnelli FI

Ritorna lo scontro Romani-Brunetta. "Intransigente". "Meglio che inesistente"

"Divisi e litigiosi": il mea culpa dei colonnelli FI

Roma - Che Forza Italia sia lontana dall'essere compatta non è una novità. Che però il capogruppo al Senato Paolo Romani lo ammetta in chiaro fa notizia. Specie nel modo in cui l'ha fatto. Una dichiarazione articolata che sa di sfogo: «Siamo divisi e litigiosi. Siamo riconosciuti solo per i litigi». Non solo: «I peggiori di noi vanno in tv solo per dire stupidaggini, dalle intransigenze stile Brunetta alla melassa a cui appartengo». Un discorso forte e coraggioso che ha il merito di non nascondere la polvere sotto il tappeto: «Dobbiamo imparare ad attivare un criterio di selezione ragionevole e razionale della nostra classe dirigente - dice da Milano -. E non diciamo che tutto va bene: oggi non va bene nulla e da lì dobbiamo ripartire». «Lo dico in modo soft, ci potrebbe essere una cessione di sovranità. Il problema c'è, lo dobbiamo affrontare. Se non lo affrontiamo noi, lo affronta qualcun altro». Il ribelle Fitto s'è subito aggrappato alle parole del senatore azzurro: «Dopo aver sentito Romani si aprirà una riflessione davvero libera in Forza Italia?».

Naturalmente il j'accuse di Romani contemplava pure qualche critica al capogruppo alla Camera, Renato Brunetta. Il quale non ha certo lasciato correre: «Grazie a Paolo Romani per avermi definito intransigente nei confronti del governo Renzi. Meglio intransigenti che inesistenti». Un botta e risposta al vetriolo che è solo la punta dell'iceberg di quello che sta accadendo nel partito, già dilaniato in correnti più o meno arrabbiate: lealisti, verdiniani e fittiani. I fittiani sono quelli più in sofferenza e in vista delle prossime regionali si mormora che l'ex governatore della Puglia difficilmente eviterà di presentare delle proprie liste. La mediazione su cui sta lavorando Alterno Matteoli pare stia facendo flop; il senatore aveva proposto a Fitto di inserire un po' di suoi uomini nelle liste con il veto, però, di qualche nome. Offerta rispedita al mittente che fa pensare a un prossimo strappo imminente.

Insomma, la rissa continua e Osvaldo Napoli auspica che sia il Cavaliere a tagliare la testa al toro: «Forza Italia non può andare avanti contando da un lato inchini e riverenze e, dall'altro lato, un gusto quasi infantile per la rissa. Senza un ritorno pieno del presidente Berlusconi, Forza Italia rischia di morire di inedia. Tutti parlano per dire tutto e il contrario. Troppi generali, per di più incapaci, continuano a dare ordini a truppe sempre più smarrite e confuse».

In una Forza Italia disorientata rimbalzano boatos di tutti i generi. Anche quello secondo cui il Cavaliere starebbe meditando di mettere alla guida del partito l'ex ministro Mara Carfagna.

Un'ipotesi che il consigliere politico di Berlusconi, Giovanni Toti, liquida così: «Mara Carfagna è una dirigente importante del partito, è un'amica personale e una persona di grande capacità, dopodiché la guida di Forza Italia è e resta Silvio Berlusconi, non credo che ce ne sia un'altra».

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