Roma, salta lo "Schiaccianoci": "Colpa del decreto Dignità"

L'ammissione del sovrintendente del Teatro dell'Opera Fuortes: «Non possiamo fare i contratti». Show annullato

Roma, salta lo "Schiaccianoci": "Colpa del decreto Dignità"

Intanto la premessa: «Lo schiaccianoci» in programma al Teatro Nazionale di Roma nei giorni scorsi è stato annullato. «Abbiamo dovuto annullare il balletto per l'impossibilità di assumere maestranze a tempo determinato», ha spiegato ieri il sovrintendente del Teatro dell'Opera di Roma, Carlo Fuortes. Non si tratta «solo» di uno spettacolo annullato, ma di un segnale fondamentale: il Decreto Dignità, ossia il «cambiamento» nel mondo del lavoro invocato dall'ala grillina del governo, rischia di dare un colpo di grazia a un settore già pericolante, quello dei teatri italiani. «Lo schiaccianoci» sarebbe stato messo in scena dalla Scuola del Teatro dell'Opera diretta da Eleonora Abbagnato, la stella delle etoile, il nostro nome forse più famoso nel mondo della danza insieme con quello di Bolle. Non un evento determinante, ma uno spettacolo importante, una «palestra» per giovani talenti destinati a garantire il futuro.

L'annullamento è frutto - come ha spiegato Fuortes - del «combinato disposto» tra una sentenza della Corte Europea e il decreto dignità. Un «vulnus» destinato a creare tanti altri casi analoghi. Per capirci, il nuovo articolo 19 del Decreto Dignità prevede che la stipula di un contratto di lavoro a tempo determinato «a-causale», possa avvenire solo ed esclusivamente, salvo esigenze impreviste e non programmabili, per un periodo di durata non superiore ai 12 mesi. Il mondo dello spettacolo è pedinato da una crisi dilaniante che colpisce non soltanto i circuiti di grande esposizione ma soprattutto quelli meno grandi, che si irradiano anche nella provincia italiana ricca di teatri di ottima tradizione, orchestre celebri nel mondo e via dicendo. Confermando poca attenzione a questa realtà fondamentale, il Decreto Dignità sostanzialmente impedirà alle compagnie e agli enti teatrali di poter godere di quella agilità contrattuale indispensabile in questo settore.

Intendiamoci: non si tratta di «proteggere» lo sfruttamento e di affamare le maestranze. Ma semplicemente di consentire, tanto per intenderci, a una rappresentazione di successo di prorogare le messinscena senza ritrovarsi priva di personale. «È un problema dibattuto ma non risolto», ha detto Fuortes, evitando probabilmente di aggiungere altre considerazioni personali.

Al di là di quanto riportano i dispacci sindacali, anche l'Istat ha confermato che le disposizioni da poco introdotte aumentano addirittura il rischio di «precarizzare» ulteriormente non solo chi ha un contratto temporaneo ma anche quelle tuttora senza lavoro. Il danno e la beffa. Per essere ancora più chiari: chi ha il contratto in scadenza rischia di essere definitivamente allontanato. Altro che maggior impiego. A quanto pare, causali troppo restrittive e un aumento della contribuzione pari allo 0,5%, da versare in caso di rinnovo degli attuali contratti, portano molti a preferire l'interruzione del rapporto lavorativo (quindi, per esempio, l'annullamento di una rappresentazione) pur di mettere a bilancio un esborso non preventivato e sostenibile. In pratica, se non ci saranno cambiamenti, molti precari non soltanto non avranno un posto a tempo indeterminato, ma rimarranno addirittura senza lavoro.

E quindi il balletto annullato al Nazionale di Roma può diventare, per quanto riguarda il mondo dello spettacolo italiano (ma non solo), il prologo di una tragedia. Non a caso da più parti si richiede un decreto legge che facili assunzioni a tempo determinato e assunzioni stagionali.

Sarebbe una «toppa» non soltanto per enti teatrali o operatori di spettacolo ma anche per chi ha impieghi stagionali e, al momento, si trova drammaticamente spiazzato. Un rimedio che casi eclatanti come l'annullamento di un importante balletto di Ciaikovski portano alla luce. Ma che soltanto un legislatore di buon senso potrebbe risolvere.

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