C'è uno spiraglio per chi non vuole rassegnarsi a finanziare con 100 euro l'anno il carrozzone Rai. Il nuovo canone dal 2016 sarà infilato a rate nella bolletta elettrica, e sarà onere del contribuente dimostrare che non è tenuto a pagare, salvo multe e addirittura denunce penali. La condizione base per essere esentati dal balzello, ovviamente, è non possedere alcun televisore in casa, visto che il canone è una tassa di possesso e non una imposta d'uso (ragion per cui non è contemplata, come condizione per l'esenzione, l'oscuramento dei programmi Rai). Anche chi evita con cura i canali del servizio pubblico, ma tuttavia non vuole buttare via il televisore perché magari vede Sky, Mediaset o i film in dvd, dovrà comunque pagare dazio a Viale Mazzini. Ma c'è un'alternativa meno radicale rispetto a rottamare il televisore.
Il testo finora prodotto dal governo non contiene alcun riferimento specifico al possesso di un computer o di un tablet o smartphone, su cui si possono vedere in streaming, grazie alla connessione internet, tutti i canali della Rai e i tutti i principali network privati (anche SkyTg24). La legge di Stabilità modifica il vecchio Regio decreto sul finanziamento della tv pubblica, ma ne mantiene l'impianto, soprattutto sul presupposto della tassa, che resta la detenzione di «uno o più apparecchi atti od adattabili alla ricezione delle radioaudizioni». E qui sta il punto. Un computer, o un Ipad, o uno smartphone, dove posso vedere i programmi tv in streaming, vanno considerati «apparecchi atti a ricevere le radioaudizioni». Il testo della Stabilità, per com'è scritto nella bozza e salvo modifiche in corso d'opera, non ne parla e mantiene lo status quo su questo aspetto. Che significa una cosa: non si è tenuti a pagare. A spiegarlo è la stessa Rai, nella sezione «Abbonamenti» del suo sito. La domanda è: chi possiede solo un computer privo di sintonizzatore tv deve pagare il canone? Risposta della Rai: «NO. Perché solo apparecchi atti od adattabili a ricevere il segnale audio/video attraverso la piattaforma terrestre e/o satellitare sono assoggettabili a canone tv. Ne consegue che di per sé i computer, se consentono l'ascolto o la visione dei programmi radiotelevisivi via internet e non attraverso la ricezione del segnale digitale terrestre o satellitare, non sono assoggettabili a canone». Questa interpretazione della norma non è certo un'invenzione della Rai, ma viene dal ministero dello Sviluppo economico. Nel 2012 il Mise, dopo lo scoppio di una polemica sui bollettini Rai inviati ad aziende e uffici, diramò una circolare per risolvere i dubbi se un computer o un tablet fossero considerati al pari di un televisore. E la risposta, appunto, fu che non è così. A meno che un computer o uno smartphone non abbiano incorporati un sintonizzatore tv, cosa piuttosto rara, o un'antenna, il loro possesso non comporta alcun canone tv per la Rai.
Chi non ha intenzione di pagare la Rai, può organizzarsi in casa con uno schermo pc e guardare la tv attraverso quello, né l'Enel né l'Agenzia delle entrate potranno contestargli l'evasione del canone. A meno ovviamente che il governo, o il Parlamento, non specifichino nella legge che anche una connessione internet, su qualunque supporto digitale, comporta il pagamento del canone Rai. Ma contraddirebbe la circolare ministeriale del 2012. E sarebbe la premessa per poter chiedere il canone Rai anche a uffici e aziende che usano computer (tutti). Una mossa che provocherebbe rivolte. Già ci sono le rivolte, per il canone in bolletta.
Il Codacons , che prepara l'impugnazione della legge, ha lanciato un Comitato «NO Rai in bolletta» che ha già raccolto migliaia di adesioni, mentre Altroconsumo è arrivata in pochi giorni a 41mila firme per abolire il canone in bolletta. La tassa più odiata d'Italia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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