"Ma il Sì vince al Nord e all'estero". I rosiconi che non si rassegnano

Da Severgnini a Testa, c'è chi ignora la débâcle. Tra le gaffe

"Ma il Sì vince al Nord e all'estero". I rosiconi che non si rassegnano

Roma - Crescere significa saper perdere. Mica facile accettare una sconfitta, mica facile arrendersi all'idea che l'accozzaglia nemica ti possa stracciare. Devi essere grande per reggere l'urto. Il giorno dopo la straripante vittoria del No c'è ancora troppa gente, potremmo dire di «tendenza», che sembra non voler digerire il verdetto. Questione di stile: non hanno imitato Boschi e Renzi che almeno grida «Viva l'Italia». E nemmeno Alfano, che ammette la sconfitta dopo un bel match, hanno imitato. Loro, i rosiconi, stanno facendo una brutta figura.

Tipo Chicco Testa, al quale piace vivere pericolosamente nonostante una laurea in filosofia: «Il Sì fa il risultato migliore a Milano, Bologna, Firenze e il peggiore a Napoli, Bari, Cagliari. C'è altro da aggiungere?». Il tweet dal vago sapore leghista (quella vera, quella dura di Umberto Bossi) ha naturalmente scatenato la furia di un navigante che lo inchioda: «Risultato peggiore a Napoli, Bari e Cagliari? Come a dire che città moderne e internazionali hanno votato per il Sì, mentre città del sud, magari arretrate e provinciali, hanno scelto di votare no?». «Era solo una precisazione», risponde Testa alle accuse di razzismo. Peccato che osservando la cartina del voto, si rimanga impressionati dal numero di comuni e province del Nord dove il No ha trionfato.

Andiamo avanti. Altro personaggio di spicco a farsi notare è Beppe Severgnini, che dopo giorni di acceso dibattito ha fatto perdere le tracce dal profilo Twitter. Almeno per ora è andato a meditare altrove. «Dove sta Severgnini? Un nuovo silenzio tombale, sparito dopo il trionfo del No?», protesta l'utente Max. Sparito proprio no, si è rifugiato nell'angolo amico del sito internet personale. E ha tracciato nella cliccatissima sezione Italians il «Piccolo riassunto di un grande cambiamento». In sostanza, dice Severgnini, è stata una vittoria annunciata, troppo facile per essere vera. «Uno (Renzi) contro tutti (M5S, Lega, Forza Italia, Fratelli d'Italia, parte del PD, estrema sinistra) - scrive -. Hanno vinto i tutti: prevedibile Gasparri, Meloni, Salvini, Grillo e D'Alema sul carro dei vincitori. Ne vedremo delle belle. Non un governo, però».

E che fine hanno fatto Benigni e Sorrentino? Quelli delle grandi bellezze, quelli che parlavano della Costituzione più bella del mondo? Perse la tracce anche di loro. Brillano per la loro assenza. Aldo Cazzullo, invece, fa notare che «Di Maio dice il falso quando sostiene che è stata una vittoria di Davide contro Golia, tutti i partiti erano per il No...». A differenza dell'altro social network Facebook, Twitter rimane la tribuna preferita dai sostenitori del Sì. Accesa sostenitrice è stata nei mesi scorsi la senatrice Pd Laura Puppato che casca sulla fuga di cervelli. Al tweet («Referendum, in effetti a pensarci bene, c'è stata la fuga dei cervelli all'estero. Sarà per quello che solo all'estero ha vinto il #Sì?») cerca di rimediare alla meno peggio. «Ho recuperato un invito di Grillo a votare di pancia per ironizzare sul fatto che all'estero i nostri cervelli avessero prevalentemente votato per il Sì.

Mi spiace se qualcuno si è sentito offeso, ma dopo una campagna in cui si è dato sfogo a ogni perversione, definendoci serial killer, despoti, analfabeti e traditori della patria, non mi aspettavo certo d'essere in un collegio di educande prive di qualsiasi ironia».

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