Andatelo a dire ai 160 operai che da oggi non hanno più un lavoro che la gestione di Expo da parte di Beppe Sala è stata tutto rose e fiori. Andatelo a dire alle due aziende italiane che sono state costrette e fallire per i mancati pagamenti dei lavori (già fatti) per l'Esposizione universale e mai pagati dalla società di Expo.
Le due aziende fallite
Hanno lavorato giorno e notte per permettere ad Expo di partire in corsa. Anche Beppe Sala ha più volte ringraziato i lavoratori e le aziende che hanno reso possibile l'Esposizione. Ma non li ha pagati. E così sono fallite. Siamo a Barzana, in provincia di Bergamo. La Tecnochem è l'impresa che ha realizzato i materiali per costruire il ponte sull'Autostrada A4. Erano 60 i dipendenti impegati nelle lavorazioni. Ma ora non ne è rimasto nemmeno uno. Dal 6 aprile, scrive FanPage, la Tecnochem è in mano al curatore fallimentare. Il motivo? “Expo avrebbe dovuto pagarci a maggio, in concomitanza con l’apertura del sito espositivo, – spiega a Fanpage Maria Luisa Rosignoli, l’ex titolare della Tecnochem – poi i pagamenti sono slittati di volta in volta prima a giugno, poi a luglio, poi abbiamo capito che qualcosa non andava. Di questi 2 milioni di euro di credito che noi pensavamo di ricevere in quell’anno non abbiamo visto nulla, e il mancato introito di una cifra del genere nella nostra azienda ha scombussolato tutto. Se ci avessero pagato i 2 milioni di euro che avanzavamo noi non saremmo stati costretti a chiudere. Circa 65 persone, più gli agenti, che perdono il lavoro è un dramma per la società”.
La seconda azienda ad averci rimesso nel lavorare per Expo è la Stratex, impresa in provincia di Udine, che ha costruito tra le altre cose il padiglione della Cina. "Pensate quante competenze ci sono volute per realizzare il padiglione cinese, – spiega Francesco Gerin, segretario della Fillea Cgil del Friuli Venezia Giulia – il ragazzo che ha fatto il progetto c’ha lavorato giorno e notte per finirlo in tempo, solo un’azienda come la Stratex poteva realizzare in Italia una struttura di quel tipo. Adesso degli 80 lavoratori non lavora più nessuno e gli stabilimenti sono tutti chiusi". Anche se il curatore fallimentare, Maurizio Variola, "Expo non c’entra niente", l'azienda senza i soldi di quei lavori di certo non ha migliorato la sua situazione.
Le aziende del Distretto 33
Ci sono anche le aziende del Distretto 33 nel calderone delle imprese sedotte e abbandonate da Expo. Sono state loro a realizzare l’Open Air Theater. Nel consorzio, infatti, 15 aziende aspettano di ricevere 1,2 milioni di euro da Expo.
“Una sentenza del Tribunale civile di Padova – ha detto l’avvocato Alessandro Cortesi, il legale del Distretto 33 - ha stabilito che i miei assistiti possono rifarsi anche su Expo per i crediti non corrisposti e non solo sull’intermediario dell’appalto: la Consortile per Expo 2015 scarl”. Insomma: potrebbero anche pignorare l'Albero della Vita.
“Il nostro intento non è quello di non far lavorare le altre persone, ma essere regolarmente pagati per i lavori che abbiamo fatto, – aggiunge Enrico Parolo, un piccolo imprenditore che da Expo avanza 200 mila euro – bloccare l’Albero della vita e l’Opern Air Theater è una cosa che potremmo fare, ma noi siamo gente che lavora”.
Beppe Sala non risponde
E il canditato sindaco per Milano del Pd, che sulla sua esperienza alla guida di Expo ha costruito la campagna elettorale, cosa risponde? Nulla.
Beppe Sala, infatti, ha fatto sapere a Fanpage che "non posso rispondere su cose che non gestico oramai da mesi, quello che mi han detto è che sono stati fatti stanziamenti per pagare tutti i crediti, ma per poter pagare dei crediti la società deve avere il parere dell’avvocatura e dell’Anac per una questione di totale regolarità, quindi quando ci saranno gli ok di questi due enti pagheremo tutti".Insomma: aspetta e spera. Ma intanto le aziende sono fallite.
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