Un governo economicamente solido, per garantire che gli italiani non debbano più curarsi dalla depressione. Insomma, per far sì che quella parte di cittadini che non ha o non ha più un lavoro possa trovarlo e non doversi più affidare ai medicinali per dimenticare ciò che il Paese non riesce a garantirgli. È questa la ricetta del segretario della Lega, Matteo Salvini, che ieri pomeriggio, a margine dell'incontro con il oresidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ripreso i dati dell'Agenzia per il farmaco e dell'Istituto di fisiologia clinica del Cnr di Pisa, secondo cui un italiano su 5 è affetto da depressione. Disegnando, così, la triste situazione di un'Italia che va a picco. «Senza un lavoro stabile - ha spiegato - non ci sono figli. E non è possibile che il 20 per cento degli italiani usi psicofarmaci. Misura, spesso e volentieri, legata alla precarietà, all'insicurezza, alla mancanza di fiducia e di prospettive. Contiamo quindi - ha proseguito - di lasciare ai nostri figli un Paese migliore, con più lavoro, con meno tasse, con meno burocrazia e con un maggior indice di sicurezza. Siamo pronti a partire, nessuno ha niente da temere».
Salvini non ha fatto il nome di Giuseppe Conte, premier scelto da Lega e 5 stelle, che invece il «collega» Luigi Di Maio non è riuscito a trattenere coi giornalisti all'uscita dal Quirinale. Il leader del partito del Carroccio si è mostrato, comunque, soddisfatto e ansioso di partire col «governo politico».
«Noi ci siamo, siamo pronti - ha detto ancora -, abbiamo ben chiara la squadra, il progetto del Paese. Siamo vogliosi di partire e di far crescere l'economia italiana». Poi un accenno allo stupore sulle dichiarazioni di certi «ministri e commissari esteri» che sarebbero preoccupati per le sorti della Nazione. Salvini è corso ai ripari: «Non hanno niente da temere», ricordando che questo sarà un governo che «mette al centro l'Italia e gli italiani». L'economia è rimasta il cuore del progetto politico: «Cinque anni fa avevamo un debito pubblico inferiore di 300 miliardi di euro». Le politiche del governo legastellato saranno «molto diverse» e con «radici molto solide», punteranno alla crescita, ha assicurato il leghista. Un esecutivo ben visto anche dalla base del partito, ovvero da quel 91 per cento di militanti e sostenitori che hanno detto «sì» al progetto giallo- verde. Un entusiasmo che va oltre le aspettative, reso più forte anche dai risultati ottenuti dalla Lega in Val d'Aosta. A che punta Salvini? Certamente a un governo che vada avanti per i prossimi 5 anni. Perché, pare abbia detto ai suoi, con un esecutivo stabile si può anche collaborare con gli alleati di Centrodestra a livello regionale, dove con Forza Italia e Fratelli d'Italia già si corre uniti. E poi in futuro c'è chi potrebbe accorgersi che si sta lavorando bene e dare un appoggio inaspettato. La speranza sarebbe quella, intanto, di tirar dentro, nonostante le difficoltà, il partito guidato da Giorgia Meloni, che ieri ha declinato l'invito («Mai coi 5 stelle»), nonostante le fosse stata promessa una poltrona alla Difesa per Guido Crosetto. La leader di Fdi, al momento, ha detto un «no categorico», riservandosi di restare in attesa per capire se votare o meno la fiducia al governo. Certo è che nel totoministri in molti hanno notato la prevalenza di nomi pentastellati.
Sarebbero meno, infatti, i discasteri che toccherebbero ai leghisti, fatta eccezione di Interni, Economia, Mef e pochi altri. Ma al Carroccio andrebbero comunque i più importanti, ovvero le chiavi per governare il Paese e prendere le decisioni di maggiore importanza.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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