Roma Qualcosa si muove nel centrodestra di rito non berlusconiano, soprattutto a Sud. Ieri su Affariitaliani Raffaele Volpi, leader di «Noi con Salvini», costola meridionale della Lega, ha rivolto un appello a Direzione Italia, il movimento creato dallo scissionista pugliese di Forza Italia, Raffaele Fitto. «Ha scelto da subito di essere opposizione nel Parlamento e ha fatto capire che si può, in questa era politica, essere centristi anche non aderendo al Ppe a livello europeo», ha scritto Volpi augurandosi «un percorso di verifica programmatica nel Centro Sud».
L'invito, anche se dalla chiusa dal sapore tardodemocrisitiano, è stato accolto con entusiasmo dal numero due di Direzione Italia, Daniele Capezzone, anch'egli fuoriuscito dagli azzurri e propugnatore di una svolta sinceramente reaganiana e antistatalista nel centrodestra. «Un atto politicamente intelligente, coraggioso, arioso», ha commentato auspicando «un dialogo forte per un centrodestra rinnovato, aperto, assolutamente alternativo al Pd e a Renzi».
A leggere le dichiarazioni potrebbe sembrare solo un tentativo di coagulare, in vista delle elezioni, un'area di centrodestra che non si riconosce nel rinnovato europeismo del Cavaliere e che possa contribuire a rafforzare la leadership salviniana. Ma proprio alle politiche dell'anno prossimo bisogna guardare per approfondire la questione. L'incertezza sulla legge elettorale, che potrebbe restare ferma al marchingegno proporzionale ritagliato dalla Consulta, impone a tutti di pensare a un «piano B». Forza Italia, a guardare i movimenti parlamentari, è tornata attrattiva anche al Sud: basti guardare agli esponenti campani e pugliesi ritornati all'ovile o in procinto di farlo. Lo stesso non può dirsi della Lega Nord che, in caso di Consultellum, resterebbe scoperta soprattutto al Sud dove Noi con Salvini ha raccolto finora non troppi consensi. In questo senso l'approccio con Fitto, vero ras elettorale del Salento (anche se la pesante sconfitta del centrodestra a Lecce porta la sua firma in calce), potrebbe essere risolutivo garantendo voti e seggi. Di qui i recenti abboccamenti tra Salvini e l'ex governatore pugliese, che in questi due anni non è riuscito a ricucire il rapporto con Berlusconi dopo aver rifiutato la candidatura alle regionali.
C'è anche un altro aspetto da approfondire. Al di là dei buoni risultati conseguiti dalla Lega nei sondaggi elettorali, la percezione dell'immagine di Matteo Salvini nell'opinione pubblica è soprattutto quella di un leader di «rottura» nonostante negli ultimi tempi abbia smussato qualche angolo, in particolare nell'opposizione alla moneta unica.
Avvicinarsi a personaggi dal passato moderato come Fitto e mantenere sempre saldi i rapporti con interlocutori politici dediti all'amministrazione e al governo, come il presidente della Liguria Toti, gli consente di proporre uno storytelling diverso rispetto alla narrazione del leader estremista, unico nel centrodestra a tentare il dialogo con M5S. In fondo, anche questo è un modo per guadagnare maggiori consensi e per autocandidarsi a ruoli ambiziosi, di primo piano.
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