Ha chiuso la porta alla destra antisemita «che non potrà mai essere alleata della Lega», ma ha aperto l'armadio della nuova sinistra antisionista che per storici, ricercatori e accademici è palestra europea di «fenomeni scioccanti. Oggi l'antisemitismo viene soprattutto da sinistra». I giornalisti che ieri hanno montato la guardia al Senato, a Palazzo Giustiniani, e non tanto per ascoltare gli interventi del convegno Le nuove forme dell'antisemitismo, ma più pronti a rimproverare a Matteo Salvini e alla sua Lega, che la giornata l'ha pretesa e organizzata, l'assenza della senatrice a vita Liliana Segre, non sono riusciti a farli litigare neppure quando il più abile, in una sola domanda, ha mescolato con acrobazia razzismo, decreti sicurezza, antisemitismo, Carola Rackete e i sopravvissuti alla Shoah Salvini ha accettato la decisione della senatrice di non partecipare all'evento («Mi dispiace che non sia qui»), ma si è fatto piccolo di fronte a lei perché «ritengo abbia tanto da insegnare a me e al resto del mondo. Carola Rackete no. E mi ritengo in diritto di sostenerlo».
Si è sentito in diritto di dire anche altro, ma lo ha detto con più moderazione, con più garbo e quell'altro non precedeva, ma concludeva le angosce di tutti, a partire da quelle del presidente del Senato, Elisabetta Casellati, («L'avversione contro gli ebrei è tornata a essere un tema di grande attualità. La memoria è antidoto contro i sentimenti di intolleranza») e dell'ambasciatore israeliano Dror Eydar dell'opinione che «gli ebrei senza lo Stato di Israele non sono al sicuro. Quello Stato è la polizza di assicurazione di tutti gli ebrei del mondo». Salvini ha invitato stampa e televisioni e non perché voleva stupirli, ma avvisarli con i dati raccolti da Dore Gold, presidente del Jerusalem Center for Public Affairs o da Ramy Aziz, analista politico del Middle Eastern Affairs Journal, che nel solo Regno Unito il numero di episodi antisemiti è passato da 500 nel 2013 a 1.600 nel 2018. Stessa cosa in Francia dove sono cresciuti del 75% nell'ultimo anno, in Belgio, in Germania dove il rappresentante della comunità ebraica di Berlino vive scortato, anzi, «gli viene consigliato di non muoversi da casa». E così, più il convegno, moderato da Mario Sechi, si arricchiva di testimonianze e più si notavano quei leghisti che parlano sottovoce, i vari Giancarlo Giorgetti, Riccardo Molinari, Giulio Centemero, Raffaele Volpi che guida il Copasir, Andrea Crippa, seduti in prima fila non per fare parata, ma per comprendere meglio. Non hanno certo sorriso, ma per la prima volta, grazie a Douglas Murray, studioso e autore del best seller La strana morte dell'Europa, i leghisti hanno raccontato che l'antisemitismo è lo scandalo della sinistra laburista di Jeremy Corbyn (i suoi supporter sono gli hezbollah), o il limite di Emmanuel Macron e della sua Francia dove gli ebrei, spiegava Gold, non si sentono più al sicuro, («Stanno lasciando il paese perché spaventati»). L'ultimo travestimento, secondo il ricercatore Aziz, è infatti spacciarsi per antisionisti per mascherare il proprio antisemitismo «ma si tratta della stessa cosa. L'antisemitismo sta trovando linfa in quello che definiamo l'asse rosso-verde». Sono i colori dell'estremismo rosso e del fondamentalismo islamico.
Salvini ha parlato alla fine e si è dichiarato amico di Israele, ha chiesto al Parlamento di adottare la definizione di Olocausto formulata dall'Alleanza Internazionale per il ricordo dell'Olocausto «perché i nostri figli non devono vivere gli orrori
del passato. Noi non vogliamo cancellare (il riferimento era a Repubblica) niente e nessuno». Non voleva certo dimostrare che la sinistra è antisemita, ma ha dimostrato che su questo argomento è inspiegabilmente silenziosa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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