"Siamo diecimila". Lo hanno gridato a voce alta i rappresentanti di varie sigle sindacali delle forze di polizia che hanno organizzato a Montecitorio la manifestazione 'Divise in piazza'.
In un clima del tutto pacifico, animato da numerose bandiere (immancabile pure quella sarda) e dal suono quasi assordante di fischietti, trombette e vuvuzelas, gli agenti di polizia presenti sulla piazza hanno protestato per la scarsità di mezzi a disposizione, contro il rinnovo del contratto di lavoro e contro la 'militarizzazione' del corpo forestale che, secondo il ddl Madia sulla pubblica amministrazione, dovrebbe passare sotto il controllo dei carabinieri. Tra gli iscritti al Sap (sindacato autonomo di polizia) girava una cartolina"Al signor presidente del Consiglio Matteo Renzi- Palazzo Chigi piazza Colonna 370- 00187 Roma" in cui c'era scritto: "Presidente Renzi, non tagli le volanti e le autopompe ma le poltrone. Lo sa anche un bambino". Gli agenti chiedono l'accorpamento del dipartimento della Pubblica Sicurezza e dei vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile.
Al fianco dei sindacati delle forze di polizia, dei forestali e dei vigili del fuoco (Sap, Coisp e Consap, Sappe, Sapaf, Ugl e Conapo) si sono schierati anche vari politici, soprattutto di centrodestra, che hanno preso la parola. I più acclamati sono stati senza dubbio Giorgia Meloni e Matteo Salvini che hanno celebrato la loro partecipazione postando sui social commenti e foto dell'eventi. Il leader di Fratelli d'Italia, parlando dal palco, ha dichiarato: "Senza chi ha ancora il coraggio di sacrificare se stesso per difendere la libertà degli altri non c'è lo Stato e senza lo Stato non c'è la Nazione. E noi vogliamo essere una Nazione degna e orgogliosa". "L'Italia è un Paese che funziona al contrario. Un Paese - ha proseguito la Meloni - in cui aumentano i delinquenti e diminuiscono le forze dell'ordine, anche per le scelte politiche che si fanno. Perché quando un agente rischia la vita per assicurare un criminale alle patrie galere e la politica lo tira fuori anzitempo perché non è capace di affrontare il problema del sovraffollamento carcerario, lo Stato diventa mandante di nuovi crimini". Su Facebook ha poi ribadito questo concetto: " C'è qualcosa che non funziona se chi rischia la vita per lo Stato vale anche in termini meramente economici quanto chiunque arrivi su un barcone. Le forze di sicurezza non possono diminuire mentre aumentano i crimini. Chi svolge il proprio lavoro per difendere la sicurezza degli italiani non può rischiare 15 anni di galera, mentre si depenalizzano reati gravi come il furto e la violenza privata".
Il leader della Lega Nord è, invece, arrivato subito al nocciolo della questione: "La battaglia sugli stipendi è sacrosanta e cercheremo di combatterla, seppur dall'opposizione, con voi. Ma una cosa viene prima: la dignità, che non sono 7 euro al mese. È scendere in strada come forestali, poliziotti, sapendo che hai alle spalle uno Stato che ti difende". Il nodo cruciale della protesta è proprio questo: il governo vorrebbe aumentare lo stipendio soltanto di 10 euro lordi al mese, mentre i sindacati ne chiedono cento netti. "Uscendo di notte a Milano con dei vostri colleghi in volante - ha proseguito Salvini, che indossava una maglietta della polizia - mi vergogno del fatto che mettono a rischio la loro vita per arrestare uomini che il giorno dopo si vedono nella stessa piazza a spacciare la stessa droga. Basta con 'sti cazzo di indulti che svuotano le galere". E poi l'immancabile affondo nei confronti del ministro dell'Interno: "Chi vota per far uscire di galera i delinquenti, vota contro i cittadini perbene e noi con tutti i nostri difetti abbiamo sempre votato contro dal primo all'ultimo indulto.
È facile governare da un ufficio del ministero quando non sai che cosa rischiano gli uomini che comandi da mattina a sera. Alfano togliti la giacca ed esci con una volante" con "le gomme sgonfie" per colpa dei troppi chilometri macinati.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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