Scusi presidente, «mi è scappato un epitelo in più». Incespica, s'imbroglia e cade la lingua ormai priva di freni del segretario di gruppo grillino, Sergio Puglia. Cerca di giustificare l'epiteto di troppo sul quale un ironico presidente Grasso ha concentrato la propria curiosità, parendogli segnale di profondi sommovimenti nell'antropologia parlamentare. «Spero che non lo avesse scritto, che le sia solo scappato...», s'informa. Puglia, retorica forgiata da anni e anni di «Votantonio Votantonio» in tivù, ha appena urlato che «la posta in gioco è alta, troppo alta, ma non abbiamo paura di sparire, noi!, ma di avere un parlamento con le solite facce di c...zo!».
Si coprono il volto i suoi colleghi che non se l'aspettano. Ma la giornata è propizia di spunti, si rivede persino il generale Pappalardo che ha lasciato i forconi per le forchette del ristorante senatoriale, e dunque l'eloquio incontinente di Puglia non sarà che punta d'iceberg. È il capogruppo grillino Giovanni Endrizzi a rompere il ghiaccio, scaricando una salve di «Cri-mi-na-li!» sull'emiciclo che (non) ascolta nell'indifferenza. La sua logica è adamantina: «Criminali dalla volontà porca, direi genetica, figli del Porcellum vi riproducete con la porcate, fate ammucchiate elettorali per grufolare voti... Ma se vi ripugna il parallelo... torno a chiamarvi cri-mi-na-li!». Altro che i bolsi cartelli sbandierati dalla Sinistra «Zero Fiducia!», il mondo del Vaffa si esalta riscaldandosi in aula prima dell'abbraccio con Beppe Grillo al Pantheon, in concomitanza con i voti di fiducia. Per dimostrare che con il Rosatellum si voterà alla cieca, anche i grillini lo fanno, per tutta la giornata, in aula e in piazza, nei selfie e votando il loro «no» alla fiducia. Bende sugli occhi, o alle braccia. Resa e scherno. Ma il «caso Puglia» rischia di passare in second'ordine, quando il suo collega Giarrusso, proprio sotto il banco del presidente, sbandiera un voluttuoso «gesto dell'ombrello» rivolto verso i senatori verdiniani, che insorgono a loro volta (vane e ripetute grida di Grasso: «Non cadete nelle provocazioni»). Focolai insurrezionali s'accendono e si spengono, fuori e dentro, nel pomeriggio campale del Rosatello. Un parapiglia viene sedato dai commessi prima che i grillini sfoghino non solo a parole la loro rabbia verso i banchi Pd. Poco prima, la senatrice Paglini aveva inscenato dal suo banco una diretta fb clandestina: «Arrestatemi pure, voglio essere arrestata, io continuo con la mia disobbedienza, faccio solo il mio dovere d'informare, cavolo...». La sua collega Barbara Lezzi, invece, vota urlando un risorgimentale: «Noi a testa alta, voi con Verdini!». Il cambio di maggioranza è accertato da Gotor (Mdp), che dichiara: «Era una maggioranza fantasma, hanno alzato il cappuccio». Dal Pantheon intanto si leva il grido «Li-ber-tà». Di Battista è accolto dalla folla come «il nostro cuore» e per non deludere definisce Renzi «ducetto, bulletto da 4 soldi».
«Mussolini era un pivello, in confronto», esagera Taverna, mentre Grillo reclama l'antidoping per i partiti e suggerisce ai carabinieri l'accerchiamento del Palazzo. Si spera in un colpo di Mattarella: «molla quella c...zo di penna e non firmare», grida l'eurodeputata D'Amato. E siamo capo a dodici.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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