Schengen, la commissione Ue contro i controlli alle frontiere

Il commissario Ue per le migrazioni, il greco Dimitris Avramapoulos, invita i paesi che applicano i controlli all'interno dell'area Schengen a fare un passo indietro. Ma la tendenza è, al contrario, quella di rendere più ermetici i confini

Schengen, la commissione Ue contro i controlli alle frontiere

In vista delle prossime elezioni europee, il tema riguardante i controlli all’interno dell’area Schengen potrebbe essere tra i più sentiti. E la dimostrazione è offerta dalla recente presa di posizione del commissario europeo per le migrazioni Dimitris Avramapoulos.

In una dichiarazione riportata nelle scorse ore durante una sua visita a Washington, il responsabile della commissione europea sullo spinoso tema delle migrazioni invita cinque paesi europei, che attualmente prevedono controlli alle frontiere anche all’interno dello spazio Schengen, di sospendere ogni iniziativa in tal senso.

“Se Schengen dovesse cessare di esistere, l'Europa morirà”, afferma Avramapoulos nel suo incontro con i giornalisti a Washington. Tra questi paesi, vi è la Germania: dal 2015 Berlino, dopo l’ondata migratoria straordinaria dovuta all’emergere della cosiddetta “rotta balcanica”, ha alle frontiere controlli riguardanti anche i cittadini dell’area Schengen.

Una manovra poi emulata da altri paesi: Austria, Danimarca, Svezia e Norvegia. Non a caso, tutte nazioni che sul finire del 2015 vivono l’incubo dell’arrivo di migliaia di migranti che risalgono la penisola balcanica. La decisione di introdurre maggiori controlli alle frontiere, arriva anche sulla scia degli attentati di Parigi del novembre 2015 e dalla successiva esigenza di maggiore sicurezza avvertita da molti cittadini.

La tendenza di introdurre più controlli anche all’interno dello spazio Schengen appare comunque aumentare. A cavallo delle elezioni europee, diversi governi del vecchio continente sarebbero pronti ad introdurre provvisoriamente controlli più rigidi alle frontiere. Tanto che uno degli ultimi atti del parlamento europeo uscente, riguarda proprio una mozione che impegna i futuri europarlamentari ad esaminare una norma volta a dare meno discrezionalità almeno agli Stati dell’Ue nell’applicazione di controlli più rigidi interni alle frontiere di Schengen.

“Non possiamo continuare così – continua poi Dimitris Avramapoulos, così come riporta l’AdnKronos – Lo spazio Schengen deve tornare alle normali operazioni perché è un approccio molto ingenuo credere che i controlli alle frontiere possano garantire maggiore sicurezza”.

Curioso che un appello del genere provenga dal rappresentante, in seno alla commissione europea, di un paese quale quello ellenico in queste ore al centro dei timori per una possibile fuga di gruppi di migranti verso il nord Europa. Diversi segnali registrati in Grecia, riportano della volontà di numerosi immigrati di forzare le frontiere e riaprire definitivamente la rotta balcanica.

Timori che nelle scorse ore portano la confinante Bulgaria a schierare gendarmi e militari lungo le frontiere.

La sensazione è che la questione dei controlli ai confini appaia molto delicata: si tratta, di fatto, di un altro terreno di scontro tra europeisti ed euroscettici o “sovranisti”. Da un lato c'è chi considera "sacrosanto" e principio fondante dell'Ue la totale libertà di circolazione di persone e mezzi, dall'altro invece c'è chi vorrebbe mettere in discussione tale visione.

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