Ricordate il Matteo Renzi della primavera 2014 che, appena nominato presidente del Consiglio da Giorgio Napolitano, visitava una scuola ogni mercoledì e ripeteva a destra e a manca che la priorità del suo esecutivo era, sarebbe stata e sarebbe rimasta l'istruzione?
L'abitudine della visita agli istituti non ha avuto vita lunga, ma anche gli effetti della riforma della "Buona scuola" sono - quantomeno - controversi. Difficile infatti sostenere che la riforma del sistema scolastico sia efficace, raccogliendo le lamentele degli insegnanti che per dicembre si sono visti riconoscere una tredicesima di appena un euro. A raccontarne la storia non è certo un quotidiano antigovernativo, bensì Repubblica.
Che svela la vicenda dei precari e dei supplenti a cui è stata consegnatea una busta paga, "in attesa di conguaglio", di 202,8 euro di competenze e 201,8 euro di trattenute. A Padova la Cgil ha contato undici "tredicesime beffa", ma pare che i casi registrati nel capoluogo euganeo rappresentino solo la punta dell'iceberg.
La Cgil rivela: "Le segreterie sono oberate da un tourbillon di nuovi contratti, i ritardi della Buona scuola hanno appesantito la macchina. A settembre sono stati bloccati i pagamenti di 80 mila insegnanti per 80 compilazioni irregolari". L’Anief: "Se il 20 dicembre non saranno versati gli arretrati inonderemo i tribunali di ingiunzioni".
Secondo il ministero dell'Economia, però, la colpa è dei colleghi del Miur, che non avrebbe accreditato in tempo i fondi liberati e anzi rallenterebbe le procedure con controlli elaborati. Dal dicastero di Stefania Giannini ricambiano incolpando di tutto gli uffici di Viale XX Settembre. L'11 dicembre un decreto del governo ha messo a bilancio 64 milioni di euro extra, con cui sono stati pagati alcuni stipendi - sebbene non tutti - per i mesi di settembre e ottobre. Le mensilità di novembre e dicembre, invece, necessitano ancora di nuovi stanziamenti.
Ad oggi ci sarebbero, in alcuni casi, delle ore d'insegnamento non pagate che risalgono addirittura a giugno 2014.
Tra chi non riesce a pagare l'affitto e chi non può garantire un pasto caldo al
figlio, le storie degli insegnanti dovrebbero far arrossire un governo che si è piccato di fare dei docenti una categoria da difendere e tutelare anche e soprattutto in termini di prestigio sociale. L'obiettivo era lodevole- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.