Russia 2018 addio. L'eliminazione degli azzurri battuti dalla Svezia costerà fino a 10 miliardi di euro. A 60 anni dall'ultima mancata qualificazione, questa Caporetto sportiva avrà infatti una serie non indifferente di ricadute economiche per l'Italia. Un Mondiale di calcio non è, infatti, solo un evento sportivo, ma una sorta di «Expo» per il Paese che vi partecipa. E, in «gioco» ci sono davvero tanti interessi. Certo fare calcoli esatti è difficile ma il calcio mondiale crea un enorme interesse, soprattutto televisivo. Quando c'è il Mondiale l'audience sale e il valore degli spot pubblicitari pure. L'audience tocca punte di 17-20 milioni di spettatori con ricadute milionarie su pubblicità e consumi. Per l'Italia, paese calciofilo per eccellenza, il Mondiale vale oro anche per la valorizzazione delle vendite nazionali all'estero, soprattutto del made in Italy. Fino a comprendere un giro d'affari fatto di viaggi e turismo.
Numeri che si moltiplicano in caso di vittoria. Secondo Coldiretti, infatti, una vittoria mondiale sarebbe vale l'1% del Pil, lo 0,7% per il Financial Times. Qualcosa, dunque, tra i 16 e gli 11 miliardi, considerando che il prodotto interno lordo si aggira sui 1600 miliardi. Certo la vittoria non sembrava tra le opzioni, ma una partecipazione con il passaggio di una parte dei gironi può valere almeno a 10 miliardi. Un calcolo in cui c'è dentro tutto: sponsor, pubblicità, diritti tv, vendite sportive, mancate scommesse, consumi, viaggi, effetto positivo per la Borsa e i titoli quotati, effetto positivo sul made in Italy all'estero. Insomma il calcio come sport e l'indotto ad esso collegato.
Goldman Sachs ricordò qualche mese fa come, nel luglio del 1982, e in quello del 2006 (il mese dei trionfi calcistici degli Azzurri), Piazza Affari garantì ritorni del 3% mese su mese. E si ebbero conseguenze proprio sul Pil: nel 1983 passò all'1,4% rispetto al +0,75 del 1982. Nel 2007 la crescita fu dell'1,9%. L'anno successivo alla vittoria degli azzurri nel campionato mondiale di calcio del 2006 in Germania, l'economia nazionale era cresciuta in modo sostenuto con un aumento record del 4,1% del Pil a valori correnti. «Guardando alle singole voci che impattano sul Pil - spiega un analista - l'effetto Mondiali sulle vendite all'estero avrebbe inciso per circa 2-3 miliardi potenziali. A beneficiarne maggiormente sarebbero stati i prodotti simbolo del Made in Italy nel mondo come i prodotti artistici e culturali, le automobili, cibi, bevande e moda. Quanto alla pubblicità, tra quella televisiva, cartacea e gli sponsor sono in gioco circa 4 miliardi». Altri 3 miliardi sono da attribuire a mancati consumi interni (nella ristorazione, nel settore media, ad esempio), e a meno scommesse.
Un Mondiale senza Italia peserà anche sulle casse dell'Erario: l'uscita anticipata può valere anche un milione di euro in meno per il Fisco a livello di giocate. Per le stime legate solo al business strettamente sportivo, si parla di almeno 100 milioni di euro. Quello russo, che guarderemo distrattamente da casa, è il Mondiale più ricco di sempre, con un montepremi destinato alle squadre che tocca i 400 milioni di dollari. La Figc avrebbe infatti potuto incassare un minimo di poco superiore agli 8 milioni di euro (qualificazioni). Arrivare ai quarti avrebbe garantito oltre 15 milioni per salire fino ai 24 milioni riservati alla finalista e ai 32,5 milioni in palio per chi conquista la coppa.
Quanto all'attività commerciale della Federcalcio, è in corso un contratto con Infront per la gestione di marketing e pubblicità legata all'attività delle nazionali con un minimo garantito da 14,2 milioni di euro.
A questo andrebbero aggiunti 18,7 milioni della partnership con lo sponsor tecnico Puma che vanno integrati con gli introiti da vendita del materiale tecnico, magliette e gadgets. Sul fronte dei diritti tv, la Rai ha un contratto con la Figc da 24,7 milioni a stagione che ora è ovviamente a rischio.
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