Apriti cielo! Per la prima volta in Italia si fa un'indagine istituzionale trasversale (su 15.764 donne e 16.347 uomini) in tema di molestie sessuali. All'estero lo si fa dagli anni '80, anche per la violenza domestica che, come afferma la Convenzione di Istanbul, colpisce pure i maschi. Anche loro, come dimostro in «50 sfumature di violenza, femminicidio e maschicidio in Italia» (Cairo), vittime di donne che dicono di amarli e che invece li maltrattano, fisicamente e psicologicamente, fino a ucciderli o a tentare di farlo. Un fenomeno concreto, doloroso, che, al di là del numero e del sesso degli aggressori, deve essere osservato e contrastato. Un plauso dunque a Istat per aver finalmente deciso di mettere le basi per una visione a tutto tondo del fenomeno, cominciando dalle vittime maschili delle violenze meno gravi. Ma c'è una domanda che vorrei fare. Il modulo sulle molestie sessuali dell'indagine «Multiscopo sulle famiglie: sicurezza dei cittadini» stima che nell'arco della vita sono 8 milioni 816mila le donne e 3milioni e 754mila gli uomini fra i 14 e i 65 anni che hanno subito qualche forma di molestia sessuale. Ma nel primo dato sono state comprese le donne che hanno risposto anche alle domande sull'ambito di lavoro, che però non sono state poste agli uomini. Perché allora il titolo della ricerca è «Molestie e ricatti sessuali sul lavoro»? Nel documento divulgato si legge che «nell'indagine pilota condotta nel luglio 2015 le stesse domande sono state poste anche agli uomini, ma data l'esiguità dei casi osservati nelle risposte è stato deciso di non rilevarle nella indagine definitiva». Ma in un momento storico in cui i dati vengono utilizzati politicamente e sono, a volte, mistificati per modificare leggi e realtà, anche l'«esiguo» deve essere rilevato e rivelato. Mentre le donne hanno preso piena coscienza di che cosa sia una molestia, per le vittime maschili c'è ancora molta strada da fare. Nel nostro ordinamento non esiste un reato specifico di molestie sessuali, punite dall'articolo 660 c.p. dove si perseguita chi «reca a taluno molestia o disturbo». È la Corte di Cassazione poi a definire i limiti con sentenze come la n. 2742/10 che lo integra anche in presenza «di corteggiamento invasivo ed insistito». Si è puniti con l'articolo 609 bis c.p. quando i comportamenti sono «insidiosi e rapidi, purché ovviamente riguardino zone erogene su persona non consenziente».
Ma non sono anche le donne ad avanzare «palpeggiamenti, sfregamenti e baci» quando seducono? Certamente sì, solo che né gli uni né le altre sono consapevoli che questo può costituire molestia a parti inverse. Tanto che il 76,4% delle donne considerano gravi le molestie fisiche subite, contro il 47,2% degli uomini.
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