Se la sinistra di Fassina s'aggrappa a Bergoglio

Sua Santità è padrone delle sue parole, ci mancherebbe. Ma ci interessa Fassina e tutti coloro che hanno bisogno di definire la sinistra come negazione del mondo occidentale

Se la sinistra di Fassina s'aggrappa a Bergoglio

Ecco s'avanza un nuovo profeta della sinistra, certificato sia dai fratelli Castro, che da Obama e perfino da Stefano Fassina il quale ha lasciato il Pd, partito di banchieri, per approdare idealmente in Vaticano. L'avrete capito: è Jorge Mario Bergoglio, il popolare Papa Francesco, loquace e beneaugurante («Buona sera» e «Buon pranzo» i suoi slogan di maggior successo) che cresce nell'immaginario della sinistra come uno che non fa compromessi con liberali e liberisti. Fassina ne è giustamente entusiasta: «Solleva una critica al capitalismo estranea da decenni alla sinistra». Quando la redazione di Charlie Hebdo fu abbattuta a colpi di mitra, Papa Bergoglio formulò in aereo la teoria del «Se parli male di mia madre, è ovvio che prima o poi ti do pugno in faccia».

Seguirono aggiustamenti. Del resto Papa Francesco ha letteralmente convertito Raul Castro, fratello senza barba di Fidel, il quale grazie ai suoi buoni uffici ha raggiunto l'accordo con Obama e i tour operator americani, all'insegna del motto: «Un mare di soldi, ma zero libertà».

Sua Santità è padrone e signore delle sue parole e non è nostro compito correggerlo, ci mancherebbe.

Ma ci interessa Fassina e tutti coloro che hanno bisogno di definire la sinistra come negazione del mondo occidentale, delle sue radici e della difesa della libertà di espressione anche a prezzo della vita. Davvero è questo ciò che resta? Affarismo spregiudicato renziano da una parte e recupero dell'antico odio dall'altra?

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