Se Villa Serena costa 2.000 euro al mese

L'86 per cento delle residenze per anziani è privata. Carissime le rette

Se Villa Serena costa 2.000 euro al mese

Roma Un salasso che sfiora i 2mila euro al mese. È questo l'ammontare medio di una retta in una residenza per anziani secondo un'indagine dell'osservatorio nazionale dello Spi, il sindacato pensionati della Cgil. In particolare, su 4mila strutture analizzate in tutta Italia è emerso che solo il 14% è pubblico e gestito direttamente dai Comuni, dalle Asl o da altri enti statali, mentre il restante 86% fa capo a privati, enti religiosi, Onlus, Fondazioni e cooperative. Le strutture, infine, sono principalmente di medio-piccola dimensione. Oltre l'80% infatti non ha più di 100 posti letto (il 10% fino a 20, il 33% ne ha tra i 20 e i 50, il 38% tra i 50 e i 100). Solo il 19% ha oltre 100 posti letto.

Le case di riposo, come detto, sono spesso off limits per gli anziani non autosufficienti. Le tariffe infatti sono elevate. Nel 46% delle strutture pubbliche può arrivare a 1.800 euro al mese, cioè 60 euro al giorno. Nel 39% di quelle private si arriva agli 80 euro al giorno per complessivi 2.500 euro al mese. Tra quelle private, si legge ancora nel Dossier Spi, quelle più costose sono quelle riferite all'area profit (54% ha rette superiori agli 80 euro giornalieri), seguite da quelle gestite da cooperative, dalle Fondazioni e dagli enti religiosi. Più basse invece le tariffe in quelle gestite da Onlus e da associazioni.

Le rette massime riguardano principalmente, spiega il rapporto, le strutture che si occupano di persone non autosufficienti e le strutture di grande dimensione, basse solo nel 17% dei casi mentre nel 45% superano gli 80 euro giornalieri. Un caro-affitto che determina il crescere del fenomeno delle «case-famiglia», che possono ospitare fino a 6 anziani, e delle strutture a carattere comunitario, fino a 10, che denunciano prezzi più abbordabili che però, denuncia la Cgil non garantiscono né la qualità né la trasparenza finanziaria. «Attenzione alle case famiglia», dice la Cgil, perché «basta una semplice dichiarazione» senza alcuna autorizzazione preventiva al funzionamento: tutto questo innesca una «competizione al ribasso» con «tariffe fuori controllo», con «scarsa qualità ed un basso tenore di servizi erogati».

Non sorprende pertanto che circa un italiano su due (44%) tema che i suoi mezzi economici non siano sufficienti a sostenere i costi dell'assistenza, secondo quanto rilevato dall'Osservatorio Reale Mutua sul welfare.

Il Censis ha invece rilevato come 910mila famiglie italiane si siano dovute autotassare per far fronte al costo

privato dell'assistenza e altre 561mila abbiano già utilizzato i propri risparmi arrivando anche a indebitarsi. Non è un problema secondario considerato che sono 1,4 milioni gli italiani in condizioni di non autosufficienza.

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