Sea Watch, il presidente della Germania: "Rackete non è una criminale"

Il presidente tedesco Steinmeier difende la capitana della Sea Watch: "Ci aspettiamo una gestione diversa del caso da parte dell'Italia"

Sea Watch, il presidente della Germania: "Rackete non è una criminale"

La Germania attacca nuovamente l'Italia e critica fortemente il governo per l'epilogo della vicenda Sea Watch. Da Berlino arriva una stoccata pesante da parte del presidente tedesco, Frank Walter Steinmeier. Le parole del presidente della Germania aprono uno scontro tra il nostro governo e lo Stato tedesco. Di fatto Berlino chiede tra le righe alle autorità italiane di non trattare come una criminale Carola Rackete. La manovra spericolata della capitana della nave ong nel porto di Lampedusa ha fatto scattare le manette con l'accusa (oltre a quella per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina) di "tentato naufragio". Steinmeier difende la ragazza e afferma: "Può darsi che ci sia una legislazione italiana su quando una nave può entrare in porto e quando no, e può anche essere che ci siano reati amministrativi o reati penali. Tuttavia - ha detto Steinmeier alla Zdf - l'Italia non è uno Stato qualsiasi, è al centro dell'Ue, è uno Stato fondatore dell'Ue. Ed è per questo che ci aspettiamo che affronti un caso del genere in modo diverso. Coloro che salvano vite umane non possono essere criminali".

Parole che fanno salire la tensione tra Roma e Berlino. "Al presidente tedesco chiediamo cortesemente di occuparsi di ciò che accade in Germania e, possibilmente, di invitare i suoi concittadini a evitare di infrangere le leggi italiane, rischiando di uccidere uomini delle forze dell’ordine italiane", ha ribattuto Matteo Salvini, "A processare e mettere in galera i delinquenti ci pensiamo noi".

La capitana in questo momento si trova agli arresti domiciliari e entro domani il giudice dovrà confermare se convalidare il fermo. Al centro dello scontro tra la Germania e l'Italia c'è la condotta della capitana che ha violato le leggi ripetutamente. In un primo caso ha sfondato il blocco imposto dal Viminale entrando nelle acque territoriali italiane. Poi la seconda violazione quando in modo arbitrario la capitana ha deciso di avvicinarsi all'imbocco del porto di Lampedusa. Poi l'epilogo con la prova di forza e l'ingresso di notte nel porto dell'isola siciliana ignorando le indicazioni della Guardia di Finanza che aveva ripetutamente intimato l'alt.

Il finale è noto con la nave che ha bloccato una motovedetta delle fiamme gialle, rimasta schiacciata tra la stessa imbarcazione dell'ong e la banchina del molo. Per tutto questo la capitana rischia grosso e un prcesso per direttissima. Ma per Berlino tutto questo è niente e chiede la scarcerazione della Rackete.

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