E ci risiamo con i soliti talebani dell'accoglienza di Sea Watch, che vanno a caccia di gommoni a largo della Libia recuperando 52 migranti nonostante la Guardia costiera di Tripoli avesse assunto il coordinamento del soccorso arrivando sul posto con una motovedetta. Non solo: la nave «umanitaria» è la Sea Watch 3 appena dissequestrata dalla magistratura il 1° giugno. E il gommone davanti alla Libia è stato avvistato da Colibrì, l'aereo dei piloti volontari francesi finanziato dalla Ong tedesca. La beffa è che il velivolo era decollato, come nei casi degli ultimi soccorsi di migranti, poi sbarcati in Italia, dall'aeroporto di Lampedusa.
Ieri mattina alle 9,53 l'aereo di ricognizione dei talebani dell'accoglienza individua un gommone carico di migranti a circa 35-40 miglia, in zona di soccorso libica. Curioso che attendano almeno un'ora prima di dare l'allarme in maniera tale da fare avvicinare i migranti e Sea Watch 3. Da Tripoli, una fonte del Giornale in prima linea sull'immigrazione clandestina, parla chiaramente di «appuntamento. Il gommone viaggiava dritto verso Nord dove si trovava la nave della Ong».
Il comandante, Carola Rakete, dichiara di «avere lanciato due gommoni veloci» per andare incontro ai migranti. Sea Watch sostiene che all'inizio la Guardia costiera libica non assume il coordinamento del soccorso. Da Tripoli spiegano che «l'abbiamo fatto prima che iniziassero le operazioni di recupero da parte della Ong». I tedeschi intercettano i migranti alle 12,30. Secondo Sea Watch «il gommone è in difficoltà, senza strumenti di navigazione, con poco carburante e sovraffollato».
La Guardia costiera libica fa salpare da Zawhia, la motovedetta Talil, che arriva quando Sea Watch 3 sta concludendo le operazioni d'imbarco dei migranti. Nonostante il contatto via radio Vhf da parte dei libici, i tedeschi della nave battente bandiera olandese si rifiutano di lasciare il campo alla Guardia costiera di Tripoli.
Verso ora di pranzo Sea Watch 3 fa salire a bordo 41 uomini, 9 donne e due bambini. I libici non possono fare altro che tornare indietro.
Secondo il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, la Ong «non ha rispettato le indicazioni della Guardia costiera libica, ennesimo atto di pirateria di un'organizzazione fuori legge».
Dopo il recupero Sea Watch chiede di sbarcare i migranti «in un porto sicuro». Quello più vicino è Zarzis, in Tunisia, ma i talebani dell'accoglienza punteranno verso Nord. «Sono in acque libiche - ha spiegato Salvini - se vogliono salvare vite umane vadano in Libia o in Tunisia o a Malta... L'Italia è lontana. Se vengono in Italia evidentemente non vogliono salvare vite, ma infrangere la legge». E poi spiega che nel decreto sicurezza bis approvato martedì «che non vedo l'ora di applicare c'è una norma che prevede la confisca dei mezzi pirati che non rispettano leggi e indicazioni». Il decreto sarà operativo quando verrà pubblicato sulla Gazzetta ufficiale.
Paradossale che Sea Watch 3 sia stata già sequestrata due volte dallo scorso anno per la stessa ipotesi di reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Il 21 maggio è stata proprio la procura di Agrigento a farla entrare in porto per sequestrarla e fare sbarcare i migranti.
Dieci giorni dopo, con l'inchiesta ancora aperta, la nave è stata dissequestrata e ha ripreso il mare ripetendo lo stesso, identico, copione. Secondo Salvini «è evidente il collegamento tra scafisti e alcune ong. Probabilmente solo qualche procuratore non se ne accorge, ma il resto del mondo sì».
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