Selfie e post scomodi Cronista licenziata per (ingiusta) causa

Selfie e post scomodi Cronista licenziata per (ingiusta) causa

Innocui selfie, ma bollati come politicamente scorretti, post sulla pagina Facebook personale controcorrente rispetto ai talebani dell'accoglienza e critiche al Papa che stringe la mano a Erdogan sono costati a Serenella Bettin la collaborazione con la Nuova Venezia. Il giornale del gruppo Gedi l'ha messa alla porta senza neppure il preavviso previsto dal contratto sollevando le proteste dei sindaci veneziani, di Gorizia e associazioni locali. Davanti la redazione è apparso anche uno striscione con l'hashtag #io sto con Serenella. «Non mi contestavano gli articoli, ma controllavano i post sulla mia pagina Facebook accusandomi di essere fascista o razzista solo perché criticavo gli immigrati che hanno messo a soqquadro Firenze o il Papa che stringe la mano a Erdogan» spiega Bettin, che è pure collaboratrice de il Giornale. E i post «incriminati» venivano mandati al direttore. Dopo l'uccisione di un senegalese a Firenze, che non aveva a che fare con il colore della sua pelle e la reazione violenta degli immigrati Bettin scrive su Facebook: «Hanno rovesciato vasi, fiori, pestato le aiuole hanno urlato, hanno gridato, hanno sputato in faccia al sindaco, il tutto mentre lo Stato rimaneva fermo colpevole a guardare». Una vestale del politicamente corretto della Nuova Venezia si scatena: «Adesso basta eh, questa è la nostra corrispondente. Che vomita cose cariche di razzismo e ci sputtana tutti».

Bettin continua a farsi in quattro come cronista, ma evidentemente dà fastidio che la pensi diversamente. «Sono arrivati a ordinarmi di mettere il mio profilo privato e di non scrivere più post personali non in linea. Non ho mai offeso nessuno, non ho commesso reati e non sono razzista» spiega Bettin che prima aveva lavorato 4 anni al Gazzettino. Una «colpa» diventano anche le critiche personali al tentativo di censurare la presentazione a Padova del fumetto sulle foibe dedicato a Norma Cossetto e distribuito da il Giornale. Per non parlare del selfie ad un'innocua cena a casa di Mario Bortoluzzi della Compagnia dell'anello, storico gruppo musicale di destra. Dopo sette mesi di collaborazione, la goccia che fa traboccare il vaso è il post del 12 maggio sui compensi da fame dei collaboratori. «Uno stipendio di 1.764 euro lordi al mese, per un totale di 159 articoli sono 11 euro lordi ad articolo. Per un totale di 5 articoli al giorno» sottolinea Bettin. Non cita mai la Nuova Venezia, ma il 16 maggio il capo Luigi Carrai pronuncia la «sentenza» (così riportata dalla giornalista): «Ti avevamo avvisata di non scrivere su Fb e di mettere il profilo privato. Per le tue posizioni non allineate, per le tue idee non puoi più scrivere per noi». Il condirettore Paola Cagnan smentisce che il motivo sia la denuncia sui compensi. Però conferma che «abbiamo ritenuto alcuni suoi post antitetici alla linea editoriale. La sua decisione di continuare a farlo è incompatibile con la policy aziendale».

Il sindaco di Santa Maria di Sala, dove vive Serenella, ha scritto una lettera di protesta firmata da 22 amministratori e 2 parlamentari che ogni giorno avevano a che fare con lei: «Non si capisce perché una cronista del nostro territorio debba essere lasciata a casa dalla sera alla mattina. Sembra censura. È inaccettabile».

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