La sfida della Lega in Europa: Salvini punta la Commissione

Per la Lega la partita non sarà facile, perché i partiti di governo italiani non sono nei gruppi di maggioranza nel nuovo Parlamento europeo

La sfida della Lega in Europa: Salvini punta la Commissione

La Lega arriva a queste elezioni con un risultato sicuramente eccellente. Il 34,3% del 26 maggio apre scenari sicuramente inediti per il Carroccio, che per la prima volta diventa prima forza politica in Italia e primo partito della prossima piattaforma sovranista al Parlamento europeo. Finita la sbornia, però, è tempo di passare a una fase estremamente delicata: quella di convertire il consenso in poltrone utili a cambiare la politica europea. E questo è un altro paio di maniche, perché nell'Unione europea post-maggio 2019, il governo italiano non presenta partiti di maggioranza all'interno dell'Europarlamento, rendendo molto più complesse le operazioni per ottenere posti di valore in Commissione.

Detto questo, Matteo Salvini sa per certo che è necessario rompere l'isolamento cui rischiano di costringerlo le alleanze a Strasburgo. Anche perché avere un commissario di peso cambierebbe non poco le dinamiche dei rapporti fra l'Italia e l'Unione europea. Confindustria preme da tempo affinché il governo italiano provi a ottenere almeno un commissario economico e Luigi Di Maio spera di inserirsi nella sfida per gli Affari economici o l'industria. Il problema è che da tempo i Paesi del Nord Europa si sono messi di traverso all'ipotesi di un italiano alla guida dei "dicasteri" finanziari o commerciali: preferiscono un commissario che rappresenti il rigore settentrionale e non l'Europa mediterranea. Ma l'obiettivo del Carroccio sembra andare in direzione contraria.

Il governo giallo-verde sta provando a tessere la sua trama, anche se il lavoro non sarà semplice. Fonti della Lega affermano che Salvini stia puntando al commissario all'Industria e alla concorrenza. Tra i papabili spuntano il governato del Veneto Luca Zaia, che però pare abbia già declinato l'invito, Giancarlo Giorgetti, che da tempo viene considerato in pole per un posto in Commissione europea ma non sembra più convinto dall'idea, il sottosegretario agli Esteri Guglielmo Picchi. A questi si aggiunge un'altra ipotesi: Enzo Moavero Milanesi. Ma il'eventuale ascesa di Moavero in Commissione implicherebbe un rimpasto di governo non di poco conto, visto che si tratterebbe di modificare il capo do uno dei ministeri principali del Paese, quel ministero degli Esteri che la stessa Lega avrebbe messo nel mirino.

Tutto dipenderà da come si muoverà il governo. E di certo non sarà un lavoro facile visto che la Lega può si presentarsi con un credito di 34% di consensi, ma non sarà mai nella maggioranza. E lo stesso vale per il Movimento 5 Stelle. In ogni caso per il Carroccio la sfida del commissario economico rappresenta un obiettivo importantissimo.

Altrimenti ci sarebbe l'exit strategy sull'Agricoltura: tema che da sempre interessa l'elettorato leghista e i suoi rappresentanti ma non può certo diventare l'arma del governo a Bruxelles per tutelare il sistema economico e industriale italiano dalle stangate in arrivo.

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