Orbán non cede. Forte del sostegno dell'Austria - che su iniziativa del vicecancelliere nazionalista Heinz-Christian Strache ha chiesto all'Unione europea di rivalutare la validità del voto con cui la settimana scorsa l'Europarlamento ha autorizzato l'avvio del processo per sanzionare Budapest - il premier ungherese ha annunciato di essere pronto a presentare un ricorso al Tribunale di giustizia della Ue. Questo ricorso legale si appoggerebbe su basi formali: secondo Budapest, il Parlamento europeo ha dato il via libera al processo di sanzioni con 448 voti a favore, 197 contro e 48 astensioni. La maggioranza dei voti espressi, secondo l'Ungheria, sarebbe di 462, vale a dire i due terzi di 693, mentre i voti a favore sono stati solo 448.
Quindi, non considerare le astensioni come voti espressi sarebbe una chiara violazione del trattato. Strache, che è il leader del partito Fpö, su posizioni simili a quelle del partito Fidesz guidato da Orbán, si è detto «molto vicino alle tesi ungheresi».
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