In Francia sarà un referendum su Emmanuel Macron, il «terzo turno delle presidenziali», come lo chiamano ormai, nel senso che si capirà chi dei due la spunterà tra il presidente e Marine Le Pen, dopo l'inverno caldo dei gilet gialli e se a Parigi sarà necessario un rimpasto di governo.
I DUELLI
Nel Regno Unito sarà «il secondo referendum sulla Brexit», quel voto che non è mai stato concesso, che ha anzi costretto ieri la premier Theresa May a dimettersi per averlo offerto ai deputati, facendo infuriare il suo Gabinetto. Da una parte ci sarà il Brexit Party di Nigel Farage, nome e obiettivo inequivocabili, dall'altra i Liberaldemocratici che potrebbero sorpassare i partiti tradizionali, con il rischio che i Tory siano relegati al quinto posto, persino dopo il neonato partito europeista Change UK.
In Grecia potrebbe essere il voto che segna la fine dell'esperienza politica del premier Alexis Tsipras (le elezioni generali saranno in autunno), certificando il sorpasso di Nuova Democrazia sulla sinistra radicale di Syriza, finita per sottostare alle condizioni stabilite dalla Troika. In Austria, dopo l'Ibizagate, sarà la prima chiamata alle urne in cui si capirà quanto l'ultradestra Fpö dell'ex vicecancelliere Heinz-Christian Strache sia stata azzoppata dallo scandalo che porterà il Paese dritto alle elezioni generali di settembre, se non prima, visto che lunedì ci sarà un voto di sfiducia al governo (ormai di minoranza) del cancelliere Sebastian Kurz (Övp).
Le elezioni europee sono oggi al terzo di quattro giorni. Giovedì 23 maggio hanno votato Olanda e Regno Unito, ieri Irlanda e Repubblica Ceca, oggi sarà la volta di Lettonia, Malta, Slovacchia e ancora Repubblica ceca (l'unica a votare per due giorni), domani (domenica) tutti gli altri, con l'Italia a chiudere per ultima, e il via allo spoglio. Gli equilibri del prossimo Europarlamento dipenderanno anche da come si chiuderanno alcuni duelli interni, il cui tema forte - superati i tradizionali steccati destra-sinistra - è il braccio di ferro fra partiti tradizionali e partiti sovranisti. Un argomento particolarmente sentito, anche se indirettamente, nella Repubblica d'Irlanda, dove il premier Leo Varadkar ha ricordato l'importanza del ruolo di un'Europa unita, avvisando come le dimissioni della premier May a Londra rischiano di aprire una fase «molto pericolosa» a Dublino.
OLTRE I TEMI IDENTITARI
Ma non sarà solo la lotta europeisti-nazionalisti a tenere banco, nonostante la vittoria annunciata, anche in Repubblica ceca, del movimento populista Avo del premier miliardario Andrej Babis e il secondo posto a cui puntano i Democratici svedesi, il partito più anti-Europa di Svezia. In Italia le Europee saranno il test per misurare i rapporti di forza interni al governo giallo-verde. E se davvero in Germania l'estrema destra xenofoba AfD sarà quarta forza, i socialdemocratici terzi e i Verdi secondi, con l'alleanza Cdu-Csu che svetta al primo posto, il dato potrebbe essere la prova definitiva di come, non solo dalle parti di Berlino, l'ecologismo è ormai un grande tema europeo, sentito particolarmente dalle giovani generazioni e capace di far da contraltare all'ondata di identitarismo che sta facendo breccia sugli elettori più giovani del continente.
LE SORPRESE
A ribaltare i pronostici della vigilia sono arrivate le prime notizie dall'Olanda. Gli exit poll (autorizzati mentre le urne sono aperte negli altri Paesi) dicono che il partito anti-immigrati e anti-islam di Geert Wilders (Pvv) potrebbe stare sotto la soglia di sbarramento, a quota zero seggi, mentre i laburisti di Frans Timmermans, attuale vice-presidente della Commissione, al primo posto con oltre il 18%. Il dato ribalta le indicazioni pre-voto, che davano vincente il partito populista Forum per la Democrazia (Fvd) di Thierry Baudet, appena terzo con l'11%. Se confermato, il risultato rafforzerà la posizione di Timmermans come candidato socialista alla guida della Commissione europea, con un piano che prevede l'esclusione dei Popolari in una grande alleanza della sinistra da Macron a Tsipras.
LE ALLEANZE
Chiuse le urne - il Belgio domani vota anche per le legislative e per le regionali, considerate le «elezioni più complicate del mondo» a causa della geografia politica e istituzionale del Paese - gli occhi saranno puntati a Bruxelles sui gruppi europei e sulle possibili affiliazioni fra partiti, che avranno un peso sulle nomine dei vertici delle prossime istituzioni Ue. Perciò l'affermazione dei socialisti in Spagna (dove si vota anche per alcuni comuni, tra cui la capitale, Barcellona e 12 Comunità autonome) potrebbe convincere definitivamente Madrid a puntare alla poltrona di capo della diplomazia Ue, finora occupata dall'italiana Federica Mogherini. Mentre dall'Ungheria, dove non sono attese sorprese per il partito Fidesz (sospeso dal Partito popolare europeo ma non dal gruppo parlamentare), che potrebbe volare al 52%, Viktor Orban fa sapere che non sosterrà più il candidato del Ppe Manfred Weber come presidente della Commissione nel dopo-Juncker. «Se l'è cercata - accusa il premier Orban - Ha detto di non volere i voti degli ungheresi». Poi loda il vicepremier italiano Matteo Salvini: «Sta facendo un buon lavoro, non possiamo escludere qualsiasi alleanza dopo le elezioni».
Il tema delle alleanze sarà cruciale per stabilire pesi e contrappesi nel futuro Europarlamento ora che Socialisti e Popolari potrebbero perdere la maggioranza finora detenuta insieme (Macron si offre come stampella).
In Polonia, il partito di governo Diritto e giustizia (PiS), sotto accusa per una serie di leggi illiberali, si contende il primo posto con il centrodestra Po, ma si è già detto pronto al dialogo con la Lega di Matteo Salvini e gli spagnoli di Vox (oggi è nel gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei, Erc, insieme a Fratelli d'Italia e ai conservatori inglesi). Unica preclusione: Marine Le Pen, che pure è alleata di Salvini. Intanto il britannico Nigel Farage apre anche lui al vicepremier italiano, la cui missione è unire le destre europee a Bruxelles.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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