Si arrampica sull'abete per togliere la croce. Fermato un profugo

Il giovane, 21enne del Gambia, indagato per danneggiamento. Ricoverato in psichiatria

Si arrampica sull'abete per togliere la croce. Fermato un profugo

Ride a crepapelle, parla da solo e fa pipì per terra (immaginiamo con immensa gioia del personale sanitario) in una stanza del reparto di psichiatria dell'ospedale Fatenefratelli. Ecco dove si trova e cosa fa in queste ore il gambiano di 21 anni che venerdì, intorno alle 19, è stato denunciato per danneggiamento aggravato dagli agenti della squadra Volante di Milano perché in piazza Duca d'Aosta, proprio davanti alla stazione Centrale, dopo aver bighellonato un po', si è arrampicato sull'albero di Natale cercando di togliere la croce. A bloccarlo prima che ci riuscisse è stato un altro agente di polizia, appartenente al Reparto mobile, in servizio insieme ai suoi colleghi in una delle aree più frequentate della città (specialmente in questo periodo) durante i servizi disposti dal questore Marcello Cardona a tutela della sicurezza dei milanesi prima e durante le Festività.

Al poliziotto, che gli chiedeva per quale ragione l'avesse fatto, l'africano ha risposto «l'albero non è buono», indicando la croce. A quel punto la pattuglia delle Volanti, notando che farneticava, lo ha accompagnato in questura, all'ufficio immigrazione, dove si stava per mettere in moto la «macchina» per avviare tutte le pratiche necessarie a rimpatriarlo nel più breve tempo possibile. Nel mentre però la polizia si è accorta che il gambiano ha un regolare permesso di soggiorno rilasciatogli per ragioni di protezione internazionale dalla commissione profughi della prefettura di Brindisi. Un documento difficile da ottenere e che non si sa a quale titolo gli sia stato concesso.

Quando lo stesso profugo ha dichiarato di avere un domicilio a Ostuni, il questore ha firmato un foglio di via nel quale si dichiara l'incompatibilità della permanenza del soggetto a Milano, un provvedimento che in tempi strettissimi lo riporterà in Puglia. Infine, in attesa di tornare al Sud, ieri mattina, quando ha cominciato ad agitarsi e a incattivirsi, il gambiano è stato condotto per precauzione al Fatebenefratelli.

Dopo una serie di controlli e blitz continuati e sistematici nei mesi scorso nell'area antistante la stazione Centrale - e quindi proprio in piazza Duca D'Aosta ma anche nell'attigua piazza Luigi di Savoia e in piazza IV Novembre - nulla può essere più lasciato al caso. La zona è già «calda» di suo, frequentata com'è da profughi e aspiranti tali che bighellonano lì tutto il giorno e nevralgica ovviamente dal punto di vista dei trasporti. Inoltre l'allerta è massima da maggio, quando Ismail Tommaso Ben Youssef Hosni, 20enne italo-tunisino accoltellò due uomini dell'Esercito e un agente della Polfer in Centrale e che è tuttora indagato per terrorismo internazionale dalla Procura. Un tipo che, fino all'autunno precedente, sembrava un ragazzo come tanti. Finché non aveva iniziato a «postare» sul suo profilo Facebook video di combattimenti nei territori controllati dallo Stato islamico.

È stato espulso immediatamente invece Momodou Saidou Diallo, il 31enne migrante irregolare della Guinea Bissau che a luglio, sempre in stazione Centrale, al grido di «Voglio morire per Allah», aveva aggredito un poliziotto dopo aver minacciato guidatore e bigliettaio di uno dei pullman in piazza Luigi di Savoia.

E per citare ancora un altro evento del genere anche il 22enne accoltellato in piazza Duca D'Aosta nella notte tra il 6 e il 7 settembre e rinvenuto privo di sensi dalla polizia era originario del Gambia.

Colpevoli, vittime, sbandati. Tutti «profili», episodi che indicano quanto il rimpatrio coatto e l'allontanamento, soprattutto in casi simili, sia non solo necessario ma vitale per l'incolumità di chi vive nella legalità.

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