Se per i relativisti, buonisti, islamicamente corretti nostrani inscenare la preghiera collettiva islamica di fronte al Colosseo è una semplice manifestazione di protesta, anche se non autorizzata, per rivendicare il «diritto» alle moschee, anche se abusive, la verità è che per i fedeli servitori di Allah è il preludio di un'occupazione che fondala sua legittimazione sulla profezia di Maometto: «Dopo Costantinopoli anche Roma sarà sottomessa all'islam». Tutti i musulmani sono convinti che Roma, intesa come capitale della Cristianità e come fulcro dell'Europa cristiana, soccomberà all'islam o con la forza o con la conversione.
Noi ci siamo dimenticati che in passato per ben due volte, nell'830 e nell'846, Roma fu invasa dai saraceni e le Basiliche di San Pietro e di San Paolo furono saccheggiate. Per loro sono segni evidenti della volontà di Allah. Ma al di là della profezia di Maometto e della violenza che ha contraddistinto 1400 anni di storia dell'islam, l'occupazione islamica appare sempre più come il frutto del grembo delle loro donne, dove il nostro tracollo demografico ci ha portato alla follia di promuovere un'auto-invasione di giovani maschi musulmani che determineranno la sostituzione della nostra società e la fine della nostra civiltà laica e liberale dalle radici ebraico-cristiane.
In questo contesto le moschee sono i loro cavalli di Troia che hanno pesantemente infiltrato casa nostra, le loro roccaforti dove si pratica il lavaggio di cervello e si creano le milizie islamiche che hanno fatto un'esibizione di forza davanti al simbolo di Roma.
L'insieme di questo quadro evidenzia che siamo noi stessi ad aver scelto di suicidarci consentendo loro di trattarci come una terra di conquista. Siamo ormai a un bivio: o ci liberiamo dell'islam o saremo sottomessi all'islam.
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