S'indignano per i saluti romani non per gli antagonisti violenti

Sinistra ipocrita: denuncia i militanti di destra ma tace sui centri sociali che hanno sfregiato Torino

S'indignano per i saluti romani non per gli antagonisti violenti

E adesso viene da chiedere al presidente della Camera Laura Boldrini, al sindaco di Milano Giuseppe Sala, a prefetto e questore se facciano più paura i mille che si trovano al cimitero per ricordare i morti di settant'anni fa e se ne vanno senza nemmeno lasciare una carta per terra o i violenti dei centri sociali che questa volta con la scusa del Primo maggio hanno messo sotto assedio una città. Un bilancio che a Torino parla di un ferito, tre fermati, i poliziotti presi a bastonate e costretti a caricare, ma stando bene attenti a non far troppo male, perché altrimenti scattano le denunce.

Il solito copione dell'arroganza rossa e impunita che in altre forme si è vista a Milano e in molte altre città dove sempre con la violenza è stato impedito di far la spese nei supermercati che avevano scelto di rimanere aperti. Ma qui tutti zitti. Nessuna denuncia del sindaco Sala che pure aveva urlato «dagli al fascista» per la manifestazione al campo X, nessuna voce s'è alzata per dire che è ora di finirla. Che i sedicenti centri sociali sono solo covi di violenti protetti dalla benevolenza dei partiti e dalle istituzioni della sinistra che li usano come cani da guardia da aizzare contro chiunque possa essere accusato di essere di destra: da quelli della Lega al corteo di CasaPound, passando per Giovanardi o il gazebo di Forza Italia.

Non si spiega altrimenti il silenzio della presidente Boldrini che nella giornata di ieri ha assicurato su Twitter che «la libertà di stampa è garanzia di democrazia», che «serve un'educazione civica digitale» e replicando al procuratore di Catania Carmelo Zuccaro che denuncia i possibili affari di alcune organizzazioni di volontariato con i trafficanti di profughi, ha invitato a «non gettare fango e discredito su chi fa questo lavoro». Nemmeno un accenno alla violenza rossa di Torino. Eppure era stata così solerte a denunciare i mille che al cimitero Maggiore di Milano avevano ricordato i morti della Repubblica sociale italiana e le molte vittime civili della mattanza partigiana seguita al 25 aprile. Tra cui tante donne, così care alla Boldrini, violentate e trucidate per la sola colpa di aver amato un fascista. «Lo Stato non si faccia deridere», aveva sentenziato. E così la neo prefetta di Milano Luciana Lamorgese aveva invitato il questore a identificare e denunciarli tutti e mille. «È stata una manifestazione clandestina» ha spiegato a Repubblica. Vero. Per il semplice fatto che l'autorizzazione era stata negata. Per la prima volta in settant'anni durante i quali la Milano medaglia d'oro della Resistenza guidata da sindaci socialisti, spesso resistenti e dalla sicura fede democratica, mai aveva impedito il corteo verso le mille tombe del Campo X. Ottenendo il solo risultato che da un centinaio i partecipanti quest'anno sono diventati più di mille.

E così puntualmente ieri sul tavolo del procuratore Alberto Nobili sono arrivati dodici nomi. Solo dodici per un'indagine non così difficile, visto che erano stati loro stessi a mettere foto e filmati sui social media, scatenando un uragano di «mi piace» e commenti favorevoli. Perché se è già difficile vietare un pensiero con un'ordinanza del prefetto, è di certo impossibile evitare il dirompente effetto web.

Ora la patata bollente è nelle mani di Nobili che di fronte a una manifestazione in cui non sono stati esibiti vessilli, svastiche, fasci littori e neppure croci celtiche, sarà chiamato a decidere se un semplice saluto romano sulla tomba dei morti possa essere considerato reato.

Fattispecie già esclusa dalla Cassazione nel processo chiesto dai partigiani (postumi) dell'Anpi per il saluto fatto sul luogo dove a Sergio Ramelli le chiavi inglesi di Avanguardia operaia avevano sfondato il cranio. E i centri sociali che hanno devastato Torino? Quelli liberi e belli.

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