«V ediamo i flussi migratori che si stanno gradualmente riducendo, il che vuol dire che vince lo Stato e perdono gli scafisti e i trafficanti». È l'8 settembre della politica migratoria e Gentiloni ne è il Badoglio. E dalle coop rosse, alle Ong, alla sinistra cattocomunistra, la lista degli sconfitti è lunga.
In poche settimane il governo ha completamente rovesciato anni di politiche andate in senso opposto, vedremo con quanta efficacia, ma senza spiegare al Paese perché i vecchi slogan «non possiamo lasciarli affogare» e «l'accoglienza è un dovere morale» siano stati riposti in soffitta in un baleno. Una causa potrebbe essere questa successione di numeri: 1,3 miliardi, 2,6 miliardi, 3,3 miliardi, 4,2 miliardi. È la spesa annua in euro per l'emergenza migranti sostenuta dal governo italiano negli ultimi quattro anni, una decina di miliardi al netto dei contributi europei. Com'è evidente, l'aumento è costante e in percentuale maggiore rispetto al flusso degli sbarchi, perché la spesa del 2017 non riguarda anche chi è arrivato negli anni precedenti e resta nei centri anche per tre anni.
L'altro elemento che può aver pesato sono i sondaggi sempre più contrari all'accoglienza indiscriminata, con il conseguente riverbero sul voto alle ultime amministrative. Al Pd ad esempio, non sarà sfuggito che il sindaco di Lampedusa Giusi Nicolini, che Renzi trasformò in eroina dell'immigrazione, è stata bocciata senza appello dai suoi concittadini. Dunque Gentiloni ora gioisce per cercare di presentare come vittoria una giravolta politica che sa di resa senza condizioni della vecchia linea.
Non tutti però gioiscono con Gentiloni dei «flussi che si riducono». Un intero sistema costruito non per dare una chance a chi arriva di costruirsi da sé un futuro, ma per essere ospitato in luoghi periferici avendo come unica possibilità lo sfruttamento, potrebbe crollare all'improvviso. In molti, anche senza intenti criminali come il ras delle coop Salvatore Buzzi secondo cui «gli immigrati rendono più della droga», rischiano di veder sfumare il proprio posto dorato in questo sistema. Le missioni in mare hanno sfruttato stanziamenti per miliardi in favore della Marina e regalato una visibilità mai avuta prima alla Guardia Costiera, che infatti difendeva a spada tratta le Ong. E la causa dei salvataggi in mare ha attirato decine di testimonial famosi, dai Coldplay agli U2, e così le casse delle Ong si sono riempite di milioni di donazioni. Nella fase dell'accoglienza a terra ci sono due mondi che rischiano di perdere commesse da centinaia di milioni: le coop rosse e quelle cattoliche. Basti pensare che il solo centro di Mineo vale 40 milioni l'anno per il consorzio di cooperative che lo gestisce e l'impresa di costruzioni Pizzarotti di Parma che senza l'emergenza si sarebbe trovata proprietaria di un inutile villaggio nel deserto.
C'è poi il dividendo politico. Senza l'emergenza migranti, partiti come la Lega potrebbero cantare vittoria, ma a lungo andare perderebbero un forte argomento polemico, ma andrebbe peggio ai partiti della sinistra che hanno trasformato una tragedia epocale in un modo per attrarre voti.
Quelli di una parte dell'elettorato a cui la politica dell'accoglienza è stata venduta come uno dei tratti distintivi per distinguere chi è davvero di sinistra da chi non lo è. Una semplificazione che ha regalato splendide carriere. Una per tutti, quella di Laura Boldrini, dall'Unhcr alla sedia più alta della Camera.
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