Siria, 007 in missione segreta. Torna a casa il jihadista italiano

Samir Bougana, 25 anni, era in mano ai curdi da un anno L'antiterrorismo lo rimpatria: ora potrà essere processato

Siria, 007 in missione segreta. Torna a casa il jihadista italiano

Per la prima volta in Europa il nostro antiterrorismo è andato a prendersi un jihadista italiano dello Stato islamico catturato in Siria. E ha riportato Samir Bougana, 25 anni, a Brescia, dove è nato, per processarlo con l'accusa di terrorismo internazionale. Il Giornale lo aveva scovato e intervistato nelle carceri curde lo scorso febbraio in esclusiva con Porta a porta.

«Sì voglio tornare a casa» sono state le prime parole pronunciate dal seguace del Califfo agli uomini dell'antiterrorismo. Un'operazione segreta di altri tempi, nome in codice Partica, da un'antica legione romana. Un colpaccio messo a segno grazie alla collaborazione con l'Fbi, le truppe americane sul terreno, le Forze democratiche siriane, che hanno consegnato il prigioniero e l'Aise, la nostra intelligence per l'estero.

Martedì sono partiti in tre da Roma: il dirigente della Digos di Brescia, Gonario Antonio Rainone, un funzionario dell'antiterrorismo (Ucigos) e il medico dei Nocs, il corpo speciale della polizia. Dopo averlo definitivamente individuato dietro le sbarre nel Nord Est della Siria, anche grazie all'intervista del Giornale, il cerchio si è chiuso attorno al primo jihadista italiano catturato dai curdi il 27 agosto dello scorso anno. «L'autorità giudiziaria l'ha interrogato la prima volta un paio di mesi fa, in video conferenza, dalla base americana di Vicenza» spiega Rainone al Giornale. Grazie ai rapporti consolidati fra l'antiterrorismo e l'Fbi è stato possibile organizzare la consegna. I curdi non vedono l'ora di scrollarsi di dosso migliaia di volontari jihadisti stranieri catturati dopo la sconfitta dello Stato islamico.

«Non posso fornire dettagli sul come - sottolinea Rainone - ma siamo arrivati a Kobane al comando delle Forze democratiche siriane» che controllano il nord est della Siria. La squadra italiana ha compiuto l'operazione spostandosi in gran parte via aerea. Vicino a Kobane ci sono due basi Usa per elicotteri e voli cargo. Le forze americane «hanno garantito la cornice di sicurezza» per l'arrivo al comando di Kobane, la Stalingrado curda che è riuscita a resistere all'Isis. «Dopo l'incontro con un rappresentante dell'Sdf ci è stato consegnato Bougana. Il medico dei Nocs l'ha visitato certificando che è in buona salute.

Lui stesso ha ammesso di non avere subito violenze durante la detenzione» spiega il responsabile della Digos di Brescia. Il terrorista ha subito dichiarato «sì, voglio tornare a casa», ma si è detto preoccupato per la sorte della sua famiglia «rimasta in Siria» spiega Rainone. La moglie tedesca di origini turche ed i tre figli nati sotto il Califfato.

Dopo la consegna la squadra italiana è tornata in Italia probabilmente con un aereo dei servizi. «Siamo atterrati alle 2.55 di venerdì mattina nella base militare di Ghedi» conferma Rainone. Poi il trasferimento del terrorista a Brescia filmato in un video, che lo mostra con un camicione a scacchi e la testa bassa.

«Bougana è rimasto quattro anni nello Stato islamico» spiega nella conferenza stampa la pm Erica Battaglia, titolare dell'inchiesta. «Si è radicalizzato attraverso Internet per poi partire e addestrarsi nella Siria del nord» ribadisce il procuratore di Brescia, Carlo Nocerino. Bougana si è fatto le ossa con il gruppo ceceno di Omar al Shishani, uno dei peggiori tagliagole dell'Isis. «Ha reso dichiarazioni che hanno confermato il quadro accusatorio. Ora la sua collaborazione potrà esserci utile per ulteriori indagini» sottolinea Battaglia. Soprattutto per individuare i volontari jihadisti partiti dal'Italia che aveva incontrato, come confermò nell'intervista al Giornale.

Un filone d'inchiesta ancora aperto è il contatto con Abu Walaa in Germania, dove si era trasferito con i genitori di origine marocchina prima di partire per la Siria.

Predicatore jihadista che reclutava combattenti, Walaa era il mentore di Anis Amri, il terrorista del mercatino natalizio di Berlino scarcerato dall'Italia. Bougana aveva concluso l'intervista con il Giornale dicendo «so che devo pagare per quello che ho fatto».

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